Il 2016 comincia sotto i peggiori auspici: le azioni saudite che minacciano di scatenare una guerra generale e i segni di un tracollo finanziario, che le autorità si preparano a scaricare sui cittadini, peggiore che nel 2008.

George W. Bush e Barack Obama hanno troppo a lungo impedito giustizia per le vittime dell’undici settembre e ora i destini del mondo dipendono da se verrà fatta giustizia.

Le esecuzioni di massa del barbaro regime saudita il 2 gennaio, che stanno polarizzando il mondo islamico, devono essere denunciate da tutti i popoli civili prima che le azioni saudite scatenino una nuova guerra mondiale. L’esecuzione dell’imam sciita, a cui ha fatto seguito la rottura delle relazioni diplomatiche con l’Iran, è una provocazione che mira ad innescare una guerra con Teheran e le nazioni sciite da una parte, e l’Arabia saudita e le nazioni sunnite dall’altra, con conseguenze imprevedibili.

Il primo passo da compiere è la pubblicazione immediata delle ventotto pagine secretate del rapporto originale dell’inchiesta parlamentare USA sull’undici settembre, che contiene informazioni sul ruolo diretto della monarchia saudita nella preparazione degli attacchi a New York e Washington. Il Presidente George W. Bush ha imposto il segreto su quelle pagine, e Barack Obama lo ha mantenuto. Due mozioni parlamentari, la House Bill H. Res. 14 e la Senate Bill S.1471, entrambe sottoscritte da membri dei due partiti, ne hanno chiesto la pubblicazione. È giunta l’ora di portare il contenuto di quel fascicolo al centro del dibattito parlamentare, della nazione americana e del mondo.

Se fosse già stato fatto, oggi non ci sarebbe la minaccia dello Stato islamico e l’appoggio saudita al terrorismo jihadista sarebbe stato troncato tredici anni fa. Bush e Obama hanno compiuto atti equivalenti al tradimento nei confronti del proprio popolo, a cominciare dai tremila americani periti negli attacchi dell’undici settembre.

Le barbare esecuzioni di massa del 2 gennaio dovrebbero ricordare a tutti che la dirigenza del Regno Saudita non si distingue da quella dell’ISIS.

Anche sul fronte del crac finanziario siamo manca un minuto a mezzanotte, e c’è il rischio che gli effetti sulla popolazione saranno peggiori del crac del 2008.

Lunedì 4 gennaio è entrata in vigore in Europa e negli Stati Uniti la politica del “bail in”. Prevede il prelievo forzoso per ricapitalizzare le banche che falliscono, rifacendosi su azionisti, obbligazionisti e correntisti. E le banche falliranno, come dimostra il fallimento delle 4 banche in Italia prima di Capodanno. Negli Stati Uniti la bolla speculativa legata alle commodity è centocinquanta volte superiore alla bolla dei mutui subprime che provocò la crisi del 2008.

Sono urgenti misure contro Wall Street. La truffa del “bail in” è stata sostenuta dal Presidente Obama ed è diventata legge anche negli Stati Uniti, con il Dodd-Frank Act, approvato da un Congresso codardo e corrotto. Il Congresso torna a riunirsi il 5 gennaio, e il LaRouchePAC è mobilitato affinché approvi al più presto il ripristino della legge Glass-Steagall e le altre misure prese da Franklin Delano Roosevelt nei primi cento giorni del suo mandato. Basta con i bailout e con in bail in. Wall Street non ha alcuna autorità per salvarsi derubando i risparmiatori. Per impedire la catastrofe economica e la guerra generale, è necessario chiudere Wall Street e destituire Obama.

Facciamo approvare subito la legge Glass-Steagall! Al Congresso è stata presentata come House Bill H.R.381 alla Camera e come Senate Bill S.1709 al Senato. Al Parlamento italiano ci sono sei disegni di legge per il ripristino della legge Glass-Steagall, che attendono di essere discussi in aula.

L’ex governatore del Maryland Martin O’Malley, uno dei candidati presidenziali democratici, ha dichiarato la sua intenzione di ripristinare la legge Glass-Steagall e il Wall Street Journal l’ha definito “il nemico numero uno di Wall Street”. È importante che ottenga il sostegno necessario.

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