Tra gli innumerevoli commenti su quanto sta accadendo in Siria, l’ex funzionario del Dipartimento di Stato americano Chas Freeman (foto), uno dei relatori alla conferenza dello Schiller Institute del 7-8 dicembre, ha offerto a Pascal Lottaz, per il blog giapponese Neutrality Studies, una valutazione su cui vale la pena riflettere. Freeman, stimato diplomatico che nella sua carriera ha ricoperto anche il ruolo di ambasciatore in Arabia Saudita, ha sottolineato che è troppo presto per trarre conclusioni su che cosa abbia portato al crollo del governo e per sapere come sarà la Siria del futuro, ma ci sono profonde implicazioni geopolitiche che vanno considerate.
Per cominciare, Israele e Netanyahu sono il grande vincitore. Israele ha prima neutralizzato le forze identificate come lunga mano dell’Iran, colpendo Hamas a Gaza, decapitando gli Hezbollah e decimandone i ranghi, e ora sta rimuovendo il ponte, in Siria, che l’Iran utilizzava per il supporto logistico degli Hezbollah. L’obiettivo israeliano è quello di “frammentare la Siria… attraverso il divide et impera”. Questo significherebbe che Teheran ora affronta direttamente Israele, non essendoci più una forza “deterrente dispiegata in avanti” che protegga l’Iran. Freeman ha suggerito che questo potrebbe convincere Teheran a riavviare il programma nucleare militare, anche se non ci sono indicazioni finora.
Quanto alla correlazione di forze che ha portato alla caduta del Presidente Assad, Freeman ha affermato che ci sono “molte mani straniere”, ma il quadro completo è ancora “un po’ oscuro”. Hayat Tahrir al-Sham (HTS) si è rivelato un “esercito ben addestrato e ben guidato… con una panoplia completa di nuove armi”, compresi i carri armati. L’ex diplomatico USA ha lasciato intendere che ciò è dovuto al sostegno della Turchia e, in qualche misura, dell’Ucraina, ma ha anche menzionato la CIA – che, a suo dire, ha lo zampino in Siria fin dal 1947 – e la Francia.
In un’intervista precedente, Freeman aveva individuato il ruolo delle sanzioni emanate dagli Stati Uniti, che hanno paralizzato l’economia in generale e danneggiato il morale dell’esercito, nonché l’acquisizione da parte degli Stati Uniti dei giacimenti petroliferi siriani. I blackout quotidiani hanno avuto il loro peso, erodendo il sostegno popolare ad Assad.
Quanto al ruolo della Turchia e di Erdogan, l’interesse turco è quello di eliminare le fazioni curde siriane alleate con il PKK e di far rientrare i 5 milioni di rifugiati siriani in Turchia. Sia la Turchia che la Russia hanno esercitato pressioni su Assad affinché trattasse con l’HTS, ma lui ha rifiutato. Di conseguenza, Freeman ha ipotizzato che “non è improbabile” che Turchia e Russia lo abbiano “escluso”, portando Ankara a fornire addestramento militare all’HTS. La Russia starebbe negoziando con l’HTS per mantenere la base principale in Siria.
A proposito dell’HTS, Freeman ha scherzato sul fatto che i propagandisti dei media occidentali definiscono Jolani, il leader dell’HTS su cui pende una taglia di dieci milioni di dollari emessa dagli Stati Uniti, un “jihadista democratico e liberale”, ma sarà il tempo a dirlo.
Il premier israeliano Netanyahu non ha perso tempo a proclamare la sua vittoria e a iniziare a spartirsi la Siria. Il Times of Israel ha riportato che le forze dell’IDF hanno occupato il territorio siriano sulle alture del Golan, che Netanyahu, che ha visitato l’area il 9 dicembre, ha definito necessario “per proteggere il confine”. Netanyahu spera ovviamente che le vittorie militari di Israele siano un fattore di protezione per lui, mentre si reca in tribunale per affrontare numerose accuse di corruzione.