Mentre il Parlamento europeo incoronava Ursula von der Leyen per un secondo mandato come Presidente della Commissione UE, l’Unione Europea mostrava più che mai il suo carattere di Stato totalitario. In totale violazione delle sue stesse regole, i leader dell’UE hanno iniziato a discutere i modi e i mezzi per sottrarre all’Ungheria la presidenza semestrale del Consiglio, come reazione rabbiosa all’iniziativa di pace di Viktor Orban. Invece di sostenerne la missione esplorativa, l’UE ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di porre fine alla guerra in Ucraina. Come ha scritto la fondatrice dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche in un articolo per il settimanale Neue Solidarität, “quando il sovrano ordina che ‘la Russia deve essere rovinata’ e vengono inviate sempre più armi all’Ucraina come richiesto, ‘indipendentemente da ciò che pensano gli elettori’” (come ha detto una volta il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock) “e senza pensare per un secondo che, in caso di guerra, della Germania rimarrebbero solo ceneri radioattive”, forse la demenza è qualcosa di contagioso…
Sul fronte interno, il governo tedesco di Olaf Scholz ha soppresso un organo di informazione con un’azione che ricorda il periodo più buio della Germania del XX secolo. Il 16 luglio, la polizia ha fatto irruzione negli uffici della rivista Compact e nell’abitazione del suo direttore e la pubblicazione è stata vietata, con l’accusa di aver violato “l’ordine costituzionale”. Il divieto si riferiva all’art. 9 della Costituzione e all’art. 3 della legge sulle associazioni. In parole povere, Compact è accusata di diffondere razzismo e antisemitismo. A prescindere dal merito delle accuse, se c’è un reato, ciò riguarda la magistratura e non il ministro degli Interni. Tre giorni prima del divieto, Compact aveva pubblicato una lunga intervista video con la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che, secondo la Tass, è il vero motivo del provvedimento.
La cosa più scioccante è che due associazioni di giornalisti in Germania hanno appoggiato l’azione del ministro degli Interni. Se un’azione del genere viene considerata un precedente, la libertà di parola è in pericolo: qualsiasi media di opposizione potrebbe essere soppresso in futuro, senza un giusto processo.
Per quanto riguarda la nuova Commissione, la von der Leyen 2 sarà più radicale della prima in materia di politica estera ed economica. La nomina di Kaja Kallas ad Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza farà sembrare il suo predecessore Borrell un pacifista. Kallas è nota per sostenere una balcanizzazione della Russia in tanti piccoli Stati, un incubo solo se si pensa a chi otterrà le armi atomiche. Prima che questo scenario diventi realtà, tuttavia, la politica sostenuta da Kallas porterebbe ad una guerra nucleare.
L’altro fronte in cui la von der Leyen 2 sarà ancora più radicale è la politica di deindustrializzazione dei Verdi. I Verdi sono stati il fattore determinante per permettere ad Ursula di avere la maggioranza. Infatti, con 52 “cecchini” dal suo stesso campo, la von der Leyen ha rischiato la sconfitta se non avesse ottenuto i 53 voti dai Verdi che sono arrivati in soccorso. Resta da spiegare perché così pochi democristiani abbiano votato contro, una volta reso noto l’appoggio dei Verdi. Una possibile spiegazione è che si sia trattato di una prova generale per le coalizioni nero-verdi in Germania e in altri Paesi l’anno prossimo.
Fonti bene informate di Strasburgo suggeriscono che il vero salvatore della von der Leyen sia stata Giorgia Meloni. L’aver dichiarato il voto contrario, infatti, ha permesso ai Verdi di entrare nella nuova maggioranza, che avrebbero evitato se ci fosse stata anche FdI. Se la Meloni avesse voluto affossare la candidatura di Ursula, le sarebbe bastato pronunciarsi a favore, e i suoi 23 voti non avrebbero compensato i 53 in uscita dei Verdi.
Nel suo discorso, la Von der Leyen ha annunciato una legge sul Green Deal nei primi 100 giorni.
L’economista Michele Geraci, a questo proposito, ha postato il seguente commento su X: “Ci sono 401 eurodeputati a Bruxelles che hanno votato per la riconferma della Von der Leyen e che quindi ritengono che l’aver nascosto informazioni sulle procedure per l’acquisto dei vaccini, l’aver previsto erroneamente l’impatto delle sanzioni contro la Russia, l’aver fatto lievitare i prezzi delle importazioni di gas, l’aver costretto i cittadini a usare i loro risparmi per una fantomatica ristrutturazione verde delle loro case e l’aver distrutto l’industria automobilistica europea favorendo le aziende straniere (ad esempio cinesi e indiane) non siano motivi sufficienti per mandare a casa una candidata che è già stata scartata dal suo stesso governo nazionale. Al contrario, considerano questa sequenza di errori come un motivo per applaudire”.
“L’UE, in quanto istituzione antidemocratica che opera contro gli interessi dei cittadini dell’Unione, ha assolutamente e urgentemente bisogno di essere riformata, innanzitutto eliminando tutti gli attuali meccanismi decisionali ed elettorali stratificati che, de facto, impediscono ai cittadini di far valere le proprie idee (ad esempio, per chi dovrebbe votare un cittadino di Ragusa [Sicilia] che si oppone all’acquisto obbligatorio di auto elettriche?) creando così un deficit di democrazia mascherato da una procedura, l’elezione dei membri della Commissione, de jure condito”.