Nella sua “Dichiarazione congiunta sulla conclusione della conferenza di emergenza sulla Palestina” pubblicata oggi, il Gruppo dell’Aia, che ha appena concluso la sua conferenza a Bogotá, in Colombia, ha annunciato sei “misure diplomatiche, legali ed economiche coordinate” che i suoi Stati membri si impegnano ad attuare “per frenare l’assalto di Israele ai Territori palestinesi occupati e difendere il diritto internazionale in generale”. La dichiarazione congiunta indica che la conferenza di Bogotá, appena conclusasi il 15-16 luglio, mirava a “rafforzare la nostra determinazione collettiva creando una voce internazionale unitaria e attuando i nostri obblighi internazionali in relazione alla situazione nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”. La dichiarazione sottolinea l’enorme perdita di vite umane nei Territori Occupati, il “blocco degli aiuti umanitari” e la “violenza deliberata e indiscriminata e la punizione collettiva” inflitte alla “popolazione affamata” di Gaza.
Alla conferenza, co-ospitata dalla Colombia e dal Sudafrica, hanno partecipato rappresentanti di 30 Stati dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa e del Nord e Sud America. Di questi, 12 Stati di tutto il mondo – Bolivia, Colombia, Cuba, Indonesia, Iraq, Libia, Malesia, Namibia, Nicaragua, Oman, Saint Vincent e Grenadine e Sudafrica – si sono impegnati ad adottare misure immediate per attuare le sei misure concordate. Come spiegano nella dichiarazione finale, useranno i loro sistemi legali e amministrativi per “rompere i legami di complicità con la campagna di devastazione di Israele in Palestina”. Il 20 settembre, che coincide con la riunione dell’80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stato scelto come data entro la quale altri Stati potranno unirsi a loro. “Sono in corso consultazioni con le capitali di tutto il mondo”, riporta il comunicato stampa della conferenza.
La relatrice speciale per i Territori palestinesi occupati Francesca Albanese, presente all’incontro, ha commentato i passi avanti significativi compiuti dai 12 paesi coinvolti. “Il tempo stringe per gli Stati, dall’Europa al mondo arabo e oltre, affinché si uniscano a loro”, ha affermato, chiedendo che “Israele venga isolato per fermare il genocidio a Gaza”.