Tra le chiacchiere sulla “difesa della democrazia ucraina” negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell’Unione Europea, è sfuggita a molti una semplice realtà: i governi ucraini post-2014 – compreso quello di Zelensky – si sono dati da fare per mettere a tacere tutta l’opposizione interna, chiudendo la stampa e i media che non ripetono la linea della NATO e mettendo al bando i partiti politici di opposizione. L’ammissibilità di una tale politica totalitaria di soppressione dell’opposizione è stata messa in discussione presso la Corte Suprema dell’Ucraina il 27 settembre, quando si è tenuta un’udienza sul ricorso in appello del Partito Socialista Progressista ucraino, uno dei tanti che il governo ha messo al bando.
Il PSPU ha preparato una dichiarazione dettagliata, pubblicata in inglese dallo Schiller Institute, che denuncia gli illeciti commessi contro il partito e i suoi dirigenti.
(Ukrainian Democracy Needs to Be Defended by the Supreme Court Against the Government’s Dictatorship reperibile al link: https://schillerinstitute.com/blog/2022/09/25/update-on-the-banning-of-opposition-political-parties-in-ukraine/).
Accusati dal governo di essere “anti-ucraini e filo-russi”, i dirigenti del PSPU hanno subìto nel 2016 una perquisizione dei loro uffici ed il sequestro di documenti, e da allora sono oggetto di minacce ed intimidazioni. In particolare, la dichiarazione chiarisce che le accuse contro di loro sono una violazione dell’articolo 15 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che vieta di applicare una legge in modo retroattivo. In questo caso, le accuse contro il partito si riferiscono ad atti che non erano illegali prima dell’approvazione delle nuove leggi. La dichiarazione sostiene inoltre che l’azione penale contro il PSPU viola la Costituzione ucraina.
Il 15 settembre la Corte Suprema ha confermato la sentenza che bandisce il partito Piattaforma di Oppozione – Partito per la Vita OPFL). Si tratta del principale partito di opposizione, che ha ottenuto il 13% dei voti alle elezioni del 2019 aggiudicandosi 44 seggi alla Rada (Parlamento), prima di essere bandito. Il suo leader, Viktor Medvedchuk, è stato imprigionato fino a pochi giorni fa, quando è stato rilasciato in uno scambio di prigionieri con la Russia.
La dichiarazione del PSPU conclude affermando: “Se la Corte Suprema non annulla la sentenza … crediamo che questo segnerà la fine della democrazia in Ucraina”.
Purtroppo la Corte Suprema ha confermato la sentenza, dopo 6 ore di dibattimento, mettendo al bando anche il PSPU. Eppure non sentiremo le proteste dei finti democratici che usano il governo ucraino e il suo popolo come ariete contro la Russia. Mentre gli enti governativi ucraini si distinguono per le minacce violente e l’assassinio di coloro che sono ritenuti oppositori del regime, non solo i funzionari della NATO e dell’UE tacciono, ma partecipano alle sessioni di pianificazione della repressione del dissenso, in nome della lotta “contro la disinformazione”.
La complicità in simili tattiche antidemocratiche rende risibili le affermazioni dei leader dell’UE che invitano i cittadini ad essere disposti quest’inverno a “gelare per la democrazia”. Nella foto Natalia Vitrenko, leader del PSPU ed ex candidata presidenziale in Ucraina.