La NATO globale, in nome di un illusorio “ordine basato sulle regole”, ci ha condotti a una situazione in cui il pericolo di guerra nucleare, non solo non è più impensabile, ma viene apertamente discusso. Il livello di disprezzo per la vita umana e i diritti umani mostrato dai leader occidentali, che si servono di procuratori come l’Ucraina e Israele, è sconvolgente.
Tuttavia, ci sono voci che avvertono del pericolo. L’autorevole giornalista britannico Simon Jenkins ha scritto sul Guardian del 5 marzo che la strategia della NATO in Ucraina ha “perso ogni coerenza”, il che significa che “questo è il momento in cui le guerre sfuggono al controllo”. Jenkins si rammarica che “la crassa inettitudine di un quarto di secolo di interventi militari occidentali dovrebbe averci insegnato qualche lezione. A quanto pare, non è così”.
Dal canto suo Papa Francesco, in un’intervista alla televisione svizzera RTS, ha invitato Kiev a riconoscere che non può vincere la guerra e ad “avere il coraggio” di alzare bandiera bianca e negoziare la fine del conflitto. Il suo appello molto misurato a far prevalere il buonsenso ha scatenato una tempesta di proteste in Occidente, anche se ci sono aperture in quella direzione.
A Gaza, il pericolo immediato è molto più drammatico, e sono stati segnalati i primi casi di bambini morti di fame, mentre migliaia di altri rischiano di subire la stessa sorte. L’Amministrazione Biden ha inscenato uno spettacolo hollywoodiano di consegna degli aiuti ai palestinesi con voli aerei e ora è impegnata nella costruzione di moli per la consegna di cibo e medicine via mare, chiedendo gentilmente al governo Netanyahu di ridurre le stragi. Allo stesso tempo, però, Washington non solo si è rifiutata di fermare le forniture di armi a Israele, ma ha anche approvato, senza alcun preavviso pubblico, almeno cento vendite di armi dall’inizio della guerra contro Gaza, il 7 ottobre. Oltre a respingere tutti gli appelli per un cessate il fuoco alle Nazioni Unite.
La politica dell’Unione Europea non è meno ipocrita, anzi. Inoltre, l’invio dei rifornimenti via mare richiederà diverse settimane, mentre si continua a morire e i finanziamenti all’organizzazione ONU UNRWA sono stati sospesi.
Questi governi dovrebbero sostenere un approccio come il Piano Oasi, proposto dallo Schiller Institute. Se ne parlerà in dettaglio alla conferenza internazionale del 13 aprile, che si può seguire online registrandosi al seguente link:

https://schillerinstitute.nationbuilder.com/oasis_conference_20240413