Le speranze degli Stati Uniti e dell’Europa di arruolare i paesi in via di sviluppo nella crociata contro Russia e Cina sono state spazzate via alla riunione del G20 degli Esteri a Bali il 7-8 luglio. Mostrando una certa sorpresa, l’alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Josep Borrell, l’ha ammesso in una dichiarazione pubblicata sul sito ufficiale dell’UE (https://www.eeas.europa.eu/node/416139_fr?s=125).
“Il G7 e paesi affini”, ha scritto, “sono uniti nel condannare e sanzionare la Russia” sull’Ucraina “e nel cercare di inchiodare il regime alle sue responsabilità. Ma altri paesi, e qui possiamo parlare della maggioranza del ‘Sud globale’, spesso adottano una prospettiva diversa (…) La battaglia globale delle narrazioni è in pieno svolgimento e per ora non stiamo vincendo”. Naturalmente, Borrell ha implicitamente accusato gli “altri paesi” di corruzione e mancanza di principii, esacerbando ulteriormente il conflitto.
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, dal canto suo, ha accusato i rappresentanti del G7 di danneggiare la missione del G20, che è quella di affrontare i temi economici globali, concentrando la discussione sulla Russia. Dopo diversi incontri ai margini del vertice, Lavrov ha abbandonato prematuramente il vertice, spiegando che “forse non c’è niente di cui parlare con l’Occidente”. Ciò che tutti sanno è che le sedute del G20 sono meno produttive di quelle ristrette a pochi partecipanti.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha colto infatti l’occasione per incontrare almeno dieci colleghi, tra cui l’indiano S. Jaishankar, che ospiterà la riunione del prossimo anno, nonché lo stesso Lavrov. La crisi ucraina, ha dichiarato Wang, non dovrebbe essere usata per alimentare una “mentalità da guerra fredda”. Nell’incontro con il segretario di Stato americano Antony Blinken, Wang ha dissuaso con toni fermi Washington dal giocare la “carta Taiwan”, invitandolo ad abbandonare i “giochi a somma zero”.
Al contrario di Wang, che ha usato un linguaggio diplomatico, il Global Times, in un articolo datato 7 luglio, ha ricordato a Blinken che il G20 “non è né un club esclusivo dell’Occidente, né una piattaforma di proprietà americana (…) La maggioranza dei paesi del mondo non ha aderito alle sanzioni contro la Russia e il G20 è composto da molti paesi emergenti che non danzano alla musica suonata dagli USA”. A differenza del G7, il G20 rappresenta potenze emergenti “che cercano soluzioni a problemi come le turbolenze economiche e le crisi alimentari, invece di dividere il mondo creando ulteriori conflitti geopolitici”.