La situazione in Medio Oriente ha preso una piega ancora più violenta a seguito dell’accordo concluso

tra Turchia e USA per permettere a droni e aerei statunitensi di operare dalla base di Incerlik e altre

strutture turche, per eseguire bombardamenti contro obiettivi dello Stato Islamico (ISIS) sia in Siria

che in Iraq. In cambio, l’amministrazione Obama ha accettato di stabilire forme di “aree sicure” nel

nord della Siria, da dove le truppe siriane ribelli potranno far partire le loro operazioni e dove i

profughi dalla guerra potranno trovare rifugio.

Il problema è che la Turchia usa l’accordo per lanciare attacchi militari contro i curdi sia in Siria

che in Iraq. La Turchia ha eseguito più bombardamenti dei curdi che dell’ISIS, nonostante il fatto che

lo Stato Islamico abbia compiuto una serie di attentati kamikaze in territorio turco (il più grave in

un villaggio curdo). Infatti nel corso degli anni Ankara ha deliberatamente aiutato le forze radicali

islamiche in funzione anti-Assad, sollevando più di un dubbio sulle sue intenzioni.

Il doppio gioco turco con Washington ha suscitato dure critiche da ambienti del Pentagono, che non

hanno infranto il rapporto speciale di lunga data tra Obama e Erdogan.

Mosca non è un fattore lontano nelle nuove operazioni turche. Lo scorso week-end, il Presidente Putin ha avuto un duro scambio telefonico con Erdogan, presumibilmente chiedendo la cessazione degli attacchi

contro i curdi e il governo di Damasco. Come membro della NATO, la Turchia ha convocato una sessione

speciale del Consiglio dell’Alleanza Atlantica, per discutere la “minaccia” posta alla propria

sicurezza dall’ISIS e dal PKK curdo.

L’Unione Europea ha diffidato formalmente il governo turco dal non mettere a repentaglio il processo di

riconciliazione con i curdi in Iraq, Siria e Turchia, e il ministro degli Esteri Steinmeier ha mandato

un emissario ad Ankara. Ma non è Bruxelles, bensì Washington ad avere maggiore influsso su Ankara.

Il segretario di Stato USA John Kerry ha visitato Egitto e Qatar, incontrando Lavrov e la leadership

del Consiglio di Cooperazione nel Golfo (GCC), ufficialmente per spiegare i benefici dell’accordo P5+1

con l’Iran. Kerry e Lavrov dovrebbero anche discutere della possibilità di nuovi sforzi diplomatici per

porre fine ai combattimenti in Siria. L’Iran potrebbe essere coinvolto in questi sforzi, che

aumenterebbero le prospettive di un successo.