Lo scorso dicembre, quando la Commissione UE ha presentato la bozza della “Tassonomia”, cioè la classificazione delle attività economiche, dei prodotti e dei materiali in base alla loro impronta di CO2, persino tra i sostenitori delle politiche per il clima se ne è cominciato a capire la natura distruttiva. Il rapporto di 233 pagine è un manifesto per la deindustrializzazione, cosa non sorprendente, considerando che è stato preparato dall’industria finanziaria. Infatti, il Gruppo Tecnico di Esperti di Finanza Sostenibile che lo ha stilato è composto da istituti finanziari, NGO e altri organismi dediti alla creazione di una nuova bolla finanziaria, attraverso il dirottamento di centinaia di miliardi di fondi dagli investimenti produttivi a quelli improduttivi (https://ec.europa.eu/transparency/regexpert/index.cfm?do=groupDetail.groupDetail&groupID=3588&NewSearch=1&NewSearch=1).
Fortunatamente, alcuni governi stanno aprendo gli occhi, almeno su alcuni aspetti della transizione verde, tanto che la Commissione ha dovuto rinviare la pubblicazione della tassonomia a causa dell’opposizione di dieci stati membri. Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia hanno infatti firmato un documento in cui si respinge l’esclusione del gas naturale dalla lista dei “combustibili di transizione”, chiedendo “la possibilità di usare l’idrogeno prodotto da varie fonti energetiche”. Posta di fronte ad un possibile veto, la Commissione ha ceduto e inserito le richieste nelle conclusioni del Consiglio UE del 10-11 dicembre.
Ma “i dolori della Commissione per la tassonomia della finanza verde non sono finiti col gas o coi dieci firmatari del documento”, ha scritto Euractiv. “Quasi tutti i paesi dell’UE o i gruppi d’interesse hanno trovato da obiettare sull’Atto Delegato, secondo una fonte ben informata del Parlamento Europeo che segue il dossier”.
Persino il governo più verde d’Europa, quello tedesco, ha trovato pericolose le regole della tassonomia. Uno studio indipendente del ministero dell’Ambiente tedesco ha concluso che solo l’1% delle imprese quotate al DAX sarebbe considerato “sostenibile” se la tassonomia fosse applicata nella versione attuale. La percentuale sale al 2% per gli indici CAC 40 (Francia) e Euro Stoxx 50. Senza modifiche della classificazione delle imprese, la tassonomia rischia di creare una “bolla verde” che vedrebbe gli investitori correre a comprare solo le azioni delle imprese considerate veramente “sostenibili” secondo le regole UE, afferma lo studio.
La Commissione UE dovrebbe presentare la versione aggiornata alla fine di gennaio.