È stata una settimana dura per la Premier britannica Theresa May. Quarantotto ore dopo dopo aver annunciato che il governo britannico è unito dietro la sua nuova strategia per la Brexit, si è dimesso David Davis, il suo principale negoziatore. Poche ore dopo si sono dimessi altri quattro Ministri, tra cui quello degli Esteri Boris Johnson, suo principale rivale. Anche se sono stati tutti rapidamente sostituiti (da mediocrità leali), la pubblicazione del libro bianco sulla cosiddetta “Brexit leggera” (che mantenga un’area di libero scambio per i beni) ha scatenato un’altra tempesta politica.

Se Theresa May pensava che la visita del Presidente Trump, la cui presidenza è stata minata direttamente dai servizi di intelligence di Sua Maestà, potesse darle una mano, si sbagliava di grosso. L’intervista concessa da Trump al tabloid britannico The Sun di Rupert Murdoch, poco prima del suo arrivo, ha versato “nitroglicerina” sulla crisi politica britannica, per citare lo stesso tabloid.

Se il Regno Unito “farà un accordo come quello sulla Brexit leggera, avremo a che fare con l’Unione Europea invece del Regno Unito, e questo probabilmente porrà fine all’accordo”, Trump ha dichiarato a the Sun, riferendosi all’accordo di libero scambio che il governo britannico spera di firmare con gli Stati Uniti. Se andrà in porto il piano della May, ha indicato, “direi che ciò probabilmente escluderà un importante rapporto commerciale con gli Stati Uniti”.

Insomma, è chiaro che le proposte della May non piacciono ai sostenitori della Brexit, ma non piacciono neanche agli elettori che vogliono restare nell’UE – e sono ritenute inaccettabili anche da Bruxelles. In un commento sull’Observer, l’ex Commissario dell’UE per il Commercio Peter Mansfield, consigliere di Tony Blair, ha dichiarato che la politica della May combina “il peggio di entrambi i mondi”, sostenendo che se venisse attuata porterebbe a una “umiliazione” della Gran Bretagna da parte dell’UE, quindi sarebbe meglio uscire dall’UE completamente.
Un sondaggio dell’Observer registra un sostegno del 40% all’opposizione laburista e e del 36% ai conservatori, scesi di sei punti. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha percentuali di gradimento superiori a quelle di Theresa May. Al contempo, il sostegno per il partito euroscettico UKIP è aumentato dal 5% all’8%, man mano che gli elettori conservatori lasciano il Titanic della May.

A conclusione della visita di Trump, il Guardian ha commentato col suo tono cinico: “L’uragano presidenziale si è abbattuto sull’Inghilterra meridionale, sradicando il protocollo, sconvolgendo le istituzioni e lasciando sui politici l’impressione di una frustata… la Gran Bretagna dovrà umilmente accettare il fatto che per Trump si trattava solo di una pausa dopo aver asfaltato la Cancelliera tedesca Angela Merkel al vertice della NATO a Bruxelles e prima di rinnovare il cordiale rapporto col Presidente russo Vladimir Putin a Helsinki”.