Chi vive nel mondo reale? In un’intervista del 29 gennaio alla CBC News canadese, il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov ha dichiarato di aver mandato una “lista dei desideri a Babbo Natale”. Simpatico… finché non si legge la lista: “Jet da combattimento, aerei e probabilmente razzi… opzioni a lungo raggio per colpire i depositi di carburante, i depositi di munizioni dei russi e i loro comandanti”.
Pochi giorni prima, commentando la decisione tedesca di consentire la consegna di carri armati Leopard 2 a Kiev, seguita dalla promessa di Biden di inviare gli Abrams, il viceministro degli Esteri ucraino Andriy Malnyk aveva twittato: “Alleluia Gesù Cristo! E ora, cari alleati, creiamo una potente coalizione di caccia per l’Ucraina, con F-16 e F-35, Eurofighter e Tornado, jet Rafale, Gripen e tutto ciò che potete consegnare per salvare l’Ucraina”.
Esagerato? Il portavoce delle forze aeree ucraine, il colonnello Yuriy, ha affermato il 24 gennaio che le decisioni sui tipi di jet che l’Ucraina riceverà, insieme ai pacchetti di addestramento, sono già state prese. Sebbene non abbia fatto alcun nome specifico, si ipotizza che si tratti di F-16. In questo caso, sarebbe necessario il consenso dell’aeronautica statunitense o del produttore.
Si può presumere che i funzionari ucraini non farebbero tali dichiarazioni, se non fossero stati incoraggiati a farlo dalle forze occidentali (compreso, ovviamente, Boris Johnson).
Ma tutte le armi promesse o desiderate faranno la differenza? L’ex ispettore delle Nazioni Unite per gli armamenti Scott Ritter (foto), tra gli altri, sostiene che non sarà così. In un’intervista del 27 gennaio, ha definito le promesse come un gesto politico di Washington, Berlino e della NATO, mentre, in realtà, l’Ucraina sta perdendo la guerra contro la Russia e la NATO non può far nulla per cambiare questo esito.
Nel frattempo, a Washington, alcuni fantasticano di poter affrontare la Cina contemporaneamente alla Russia. In una nota riservata trapelata la scorsa settimana, il generale dell’aeronautica Mike Minihan ordina ai comandanti dell’aeronautica di riferirgli entro la fine di febbraio lo stato dei preparativi per una guerra contro la Cina. “Spero di sbagliarmi. Il mio istinto mi dice che combatteremo nel 2025”, ha scritto. La nota Rand Corporation ha pubblicato un nuovo studio che consiglia di disimpegnarsi al più presto dal conflitto in Ucraina, per concentrarsi sul principale concorrente degli USA, la Cina.
In questo contesto, Washington ha accusato Pechino di fornire aiuti finanziari e militari non letali alla Russia per la guerra in Ucraina. In risposta, il 30 gennaio la portavoce del Ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha sottolineato la responsabilità degli Stati Uniti e della NATO nel provocare la guerra. “Gli Stati Uniti sono coloro che hanno dato il via alla crisi ucraina nonché il maggior fattore che la alimenta, ed hanno continuato a inviare armi pesanti e d’assalto all’Ucraina, il che ha solo prolungato ed intensificato il conflitto. Invece di riflettere sulle proprie azioni, gli Stati Uniti hanno seminato paranoia e puntato il dito contro la Cina. Rifiutiamo questo ricatto infondato e non staremo a guardare mentre gli Stati Uniti danneggiano i diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi.
“Se gli Stati Uniti vogliono davvero una rapida fine della crisi e hanno a cuore la vita del popolo ucraino, allora devono smettere di inviare armi e di trarre profitto dai combattimenti. Gli Stati Uniti devono agire in modo responsabile, adoperandosi perché la situazione si attenui il prima possibile e creando l’ambiente e le condizioni necessarie per i colloqui di pace tra le parti interessate”, ha concluso.
La realtà ha un modo per superare anche le fantasie più ostinate. Il rafforzamento dell’alleanza de facto tra Russia e Cina potrebbe dimostrare ancora una volta questa verità.