L’ospite d’onore al convegno dell’Atlantic Council del 6 maggio, intitolato “Le relazioni transatlantiche e la transizione verde”, era il candidato del Partito Verde alla Cancelleria tedesca, Annalena Baerbock, che presentando la sua agenda di politica estera si è detta “in sincronia” con l’amministrazione Biden. https://www.atlanticcouncil.org/blogs/new-atlanticist/annalena-baerbocks-message-to-america-shes-in-sync-with-biden/
Secondo il resoconto dell’Atlantic Council, la Baerbock ha dichiarato che l’aggressività del Presidente russo Vladimir Putin, come il recente dispiegamento massiccio di truppe lungo il confine con l’Ucraina, deriverebbe in parte dall’assenza di una “attiva politica estera” della Germania e dell’UE in difesa degli alleati dell’Europa orientale.
Inoltre, “sul tema del gasdotto Nord Stream 2 e se esso debba essere completato o no, quello della Baerbock è un netto ‘No’. Secondo lei, il gasdotto violerebbe lo spirito delle sanzioni emesse dall’UE in risposta all’aggressione russa. ‘Questo gasdotto contraddice le sanzioni, per cui non può essere costruito… non può partire’”.
L’alternativa proposta dalla Baerbock è di importare idrogeno dall’Ucraina, ovviamente prodotto da fonti cosiddette rinnovabili, riconvertendo il gasdotto esistente.
Il Council mette anche in evidenza le dichiarazioni della Baerbock sulla Cina, basate sulla narrazione riguardo il presunto “lavoro schiavistico” nello Xinjiang, proponendo che la UE rifiuti i prodotti provenienti da quella provincia: “lì difendiamo con forza i nostri diritti umani, i nostri valori”, ha affermato la candidata verde, “ma d’altra parte, ciò non significa che debba cessare il commercio tra Europa e Cina”.
“Questo approccio, ha detto, è simile a quello dell’amministrazione Biden, ‘perché anche voi avete intensificato il dialogo sul clima mentre vi siete mostrati inflessibili sui diritti umani e sulle tariffe’”.
Continuano a piovere gli appoggi alla Baerbock da parte dell’establishment transatlantico. Il trimestrale Foreign Policy ha notato con soddisfazione la sua posizione su Russia e Cina e il fatto che ella riconosca che “l’intervento militare può essere talvolta necessario per porre fine ai conflitti”. https://foreignpolicy.com/2021/05/03/greens-annalena-baerbock-germanys-post-pacifist-generation-election-power/
“Ancor prima di diventare la portabandiera del suo partito alle elezioni politiche dell’autunno prossimo”, scrive l’autrice Emily Schultheis, “la Baerbock era una delle principali voci di politica estera dei Verdi: fortemente filo-europea, dura nei confronti delle potenze autoritarie e concentrata sui diritti umani e i temi climatici; tutto con un tono pragmatico su questioni come Nato e spese militari. La sua visione del mondo è stata plasmata dall’esperienza di lavoro e di studio in politica internazionale”, compreso un dottorato alla London School of Economics nel 2005, aggiungiamo noi.
Ha ragione l’ex ministro delle Finanze Oskar Lafontaine che, rifiutando offerte di alleanza tra il suo partito Die Linke e i Verdi, ha scritto su Facebook: “Il fatto che i Verdi, a rimorchio degli USA, promuovano una linea di scontro con la Russia e nel loro programma propongano, contro il diritto internazionale, di fare le guerre senza mandato dell’ONU, è di ostacolo per un’alleanza di governo.” Lafontaine ha aggiunto che “il cuore industriale [della Germania] è più a rischio con la politica dei Verdi. Per motivi tecnologici, le [loro] proposte in materia di politica energetica non sono realistiche e danneggerebbero gravemente l’industria tedesca”.