L’amministrazione Biden ha fatto capire che i suoi due principali obiettivi di politica estera sono le presunte “crescenti minacce” da Cina e Russia e la costruzione di un “green deal” mondiale. La scorsa settimana il segretario di Stato Antony Blinken si è imbarcato in una missione per verificare l’adesione dei leader europei all’agenda. Per il Regno Unito non c’era bisogno di verifiche, come dimostrano i recenti documenti strategici.
Il 24 marzo Blinken era a Bruxelles, dove ha incontrato l’Alto Rappresentante della politica estera dell’UE Josep Borrell (foto), dopo aver partecipato ad un incontro dei ministri degli Esteri della NATO il giorno precedente. Nella conferenza stampa congiunta, Borrell ha dichiarato che i due hanno “concordato di coordinare gli sforzi per affrontare il comportamento di scontro della Russia e incoraggiarla ad abbandonarlo”. Mosca è accusata, tra l’altro, di “disinformazione, interferenza nei processi elettorali e maligne attività cibernetiche”.
Per contenere la Cina, i due hanno anche deciso di iniziare un formale dialogo USA-UE insieme ad altre “democrazie congeniali” nella regione Asia-Pacifico, su temi come “reciprocità, questioni economiche, resistenza, diritti umani, sicurezza multilaterale e aree di impegno reciproco con la Cina, come i cambiamenti climatici”, ha detto Borrell, aggiungendo però che Pechino non è solo un partner, bensì anche un rivale.
Blinken, da parte sua, ha spiegato che il dialogo USA-UE è necessario per affrontare “le sfide rappresentate dalla Cina all’ordine basato sulle regole che entrambi sosteniamo”. Il capo della diplomazia USA ha poi incontrato la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen.
Il 23 marzo Blinken aveva anche incontrato il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg per poi partecipare alla riunione dei ministri degli Esteri della NATO, il cui principale argomento di discussione è stato la Russia. “Nonostante anni di pressioni e sforzi per impegnarsi in un dialogo significativo, la Russia ha incrementato il comportamento repressivo all’interno e quello aggressivo all’estero”, ha affermato Stoltenberg nella conferenza stampa. A molti è sembrato che stesse parlando dell’Occidente.
Non potevano mancare le accuse contro la Cina, un paese “che non condivide i nostri valori. Lo vediamo nel modo in cui reagiscono alle proteste democratiche a Hong Kong, in come sopprimono le minoranze, gli Uiguri, nel loro paese, e anche come cercano di scardinare l’ordine internazionale basato sulle regole”.