L’esercitazione NATO in corso, denominata Defender-Europe 2021, si tiene nel mezzo di una crescente tensione tra Ucraina e Russia chiaramente istigata dall’amministrazione Biden e dalla stessa NATO. Le manovre, iniziate il 15 marzo, saranno le più grandi nel loro genere in Europa dai tempi della guerra fredda, coinvolgendo più di 28.000 soldati di 26 nazioni, che condurranno esercitazioni in una decina di paesi tra maggio e giugno.
Il carattere provocatorio delle manovre è stato chiaramente espresso dal rappresentante dell’Ucraina nel gruppo di contatto trilaterale sul Donbass, Alexey Arestovich. Lo scenario, ha dichiarato il 4 aprile Arestovich, “è che dal Mar Baltico al Mar Nero ci stiamo esercitando – beh, diciamolo chiaramente – alla guerra con la Russia, allo scenario dello scontro armato con la Russia”. Con le recenti schermaglie lungo il confine tra l’Ucraina e le “repubbliche secessioniste” del Donbass, che sfidano il traballante cessate il fuoco, e il bombardamento delle città di confine da parte delle forze ucraine, il linguaggio minaccioso proveniente dai funzionari di Kiev e di Washington viene visto al Cremlino come un preludio alla guerra.
Uno dei principali fattori scatenanti dell’escalation è stata una dichiarazione della Casa Bianca attribuita al presidente Biden il 26 febbraio, in occasione del settimo anniversario della riunificazione della Crimea con la Russia. Diceva: “In questo cupo anniversario, riaffermiamo una semplice verità: Crimea è Ucraina”.
In risposta a questa dichiarazione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato il 24 marzo il decreto presidenziale numero 117/2021, che proclama che la politica ufficiale dell’Ucraina è di riprendersi la Crimea. Dopo di questo, le truppe russe si sono mosse verso il confine, anche se il Cremlino ha dichiarato che si trattava di manovre pianificate precedentemente. Mentre si muovevano i russi, gli Stati Uniti hanno portato lo stato di allerta delle loro truppe al livello più alto.
Il 2 aprile, Biden ha assicurato a Zelensky il “sostegno incrollabile di Washington alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina di fronte alla continua aggressione della Russia nel Donbass e in Crimea”. Zelensky ha poi chiamato sia il primo ministro britannico Boris Johnson che il segretario generale della NATO Stoltenberg, chiedendo loro di sostenere la richiesta dell’Ucraina di entrare nell’alleanza, il che costituirebbe, nelle sue parole, un “potente deterrente per la Russia”, che starebbe “continuando la militarizzazione su larga scala della regione”.
Dal golpe del febbraio 2014 che rovesciò il governo eletto dell’Ucraina, i leader russi hanno ripetutamente avvertito che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO è una “linea rossa” che Mosca non può consentire. Quel colpo di stato fu apertamente sostenuto (o meglio istigato) dagli Stati Uniti e dai governi europei. Joe Biden stesso, all’epoca vicepresidente, era l’uomo di punta sull’Ucraina per l’amministrazione di Barack Obama, e supervisionò in tale veste le attività della famigerata Victoria Nuland del Dipartimento di Stato, che aiutava i golpisti di estrema destra di Euromaidan. La stessa Nuland (foto), ex consigliera del guerrafondaio Dick Cheney, è stata appena nominata sottosegretario di Stato dal presidente Biden.