La conferenza sul cambiamento climatico di Glasgow, ospitata da un Boris Johnson, che solo recentemente l’ha propagandata come una dimostrazione del ritorno della “Gran Bretagna globale” sulla scena mondiale e “un punto di svolta per l’umanità”, si prospetta, nel migliore dei casi, una cocente delusione per i finanziatori e gli ideologi della “transizione verde”. Lo stesso Johnson ha ammesso che sarà “estremamente difficile” convincere le nazioni ad impegnarsi a ridurre le emissioni di CO2 e quindi a “mantenere vivo” l’obiettivo di limitare ad 1,5°C l’aumento della temperatura globale.
Come ha spiegato a Bloomberg il 18 ottobre, il premier britannico vuole ottenere “impegni concreti” da parte delle nazioni per “abbandonare il carbone entro il 2040 (2030 per le nazioni sviluppate) e perché tutti smettano di usare auto con motore a scoppio alimentato ad idrocarburi”.
Tuttavia, finora sono pochissimi i Paesi che hanno presentato piani per raggiungere lo “zero netto” nelle emissioni di CO2 (nemmeno il governo britannico è stato ancora in grado di presentare una tabella di marcia, nonostante le chiacchiere). Inoltre è improbabile che il Presidente cinese Xi Jinping partecipi, Putin ha annunciato che non sarà presente e, anche se il primo ministro indiano Modi, dopo le visite a Delhi di John Kerry e Frans Timmermans, ha deciso di andare a Glasgow, il suo governo non si è ancora impegnato per l’obiettivo “zero netto”.
Quanto al presidente americano Biden, che ha fatto del “new deal verde” una componente chiave della sua presidenza, non è riuscito a convincere il Congresso ad approvare il suo pacchetto legislativo, a causa dell’opposizione alle disposizioni sulla decarbonizzazione, in particolare da parte del senatore democratico Joe Manchin. Il canale di notizie britannico Sky News, uno dei principali sponsor del vertice COP26, ha commentato il 19 ottobre che il fallimento di Biden non è solo un grande imbarazzo, “ma minaccia la credibilità dell’America e quindi il successo della COP26”. Come risultato, la Casa Bianca è ricorsa ad un sotterfugio: i regolatori sono stati incaricati di istruire le banche a reprimere tutti gli investimenti nella prospezione dei combustibili fossili e nella produzione di energia – con la motivazione fraudolenta che il cambiamento climatico costituisce un grave rischio per il sistema finanziario.
Ciononostante, i piani dell’oligarchia finanziaria per salvare il sistema bancario e finanziario con una nuova enorme “bolla verde”, difficilmente otterranno il consenso su cui contavano al conclave COP26. In previsione dell’ormai prevedibile fallimento, c’è anche in programma di radicalizzare le truppe d’assalto della lobby del “cambiamento climatico”/ambientalista, alcuni dei quali stanno già invocando la violenza ed atti di sabotaggio delle infrastrutture vitali per “far sentire la propria voce in tempo per salvare il pianeta”. Circa centomila manifestanti sono attesi nelle strade di Glasgow e la polizia locale e altre autorità si stanno preparando ad accoglierli.