L’accordo per la tregua, lo scambio degli ostaggi e per i rifornimenti alla popolazione di Gaza dimostra che le svolte sono possibili, anche quando la situazione sembra bloccata. Grazie alle pressioni internazionali, il Primo Ministro israeliano Netanyahu, che aveva ripetutamente giurato di non fermare le stragi e i bombardamenti prima di aver spazzato via Hamas, è stato costretto a cedere, almeno temporaneamente. Nei giorni precedenti l’accordo, c’è stata un’intensa attività diplomatica, in particolare la missione dei ministri degli Esteri dei Paesi musulmani a Pechino, Mosca, Londra e Parigi, le riunioni d’emergenza del G20 e dei BRICS, una sessione speciale del Consiglio di Sicurezza dell’ONU convocata dalla Cina, ecc. Un punto di svolta fondamentale è stato la decisione di Biden, a seguito del precedente vertice con il Presidente Xi Jinping e di numerose altre iniziative, di non porre il veto per la prima volta a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a favore del cessate il fuoco.
Non va sottovalutato nemmeno l’impatto delle proteste che, in tutto il mondo, hanno visto milioni di persone scendere in strada per chiedere la fine della pulizia etnica operata dal governo di Benjamin Netanyahu a Gaza. Lo Schiller Institute è tra le organizzazioni che hanno protestato e uno dei pochissimi gruppi a formulare proposte concrete per garantire una pace duratura, in particolare l’adozione di una nuova architettura di sicurezza e sviluppo a livello mondiale.
Helga Zepp-LaRouche, presidente dello Schiller Institute, ha sottolineato che tanti conflitti apparentemente locali o globali, come quelli attuali in Ucraina o nell’Asia sud-occidentale, sono in realtà pedine del “grande gioco” della geopolitica che risale all’Impero britannico. Il modo migliore per sconfiggere questo “gioco” sarebbe quello di far comprendere alle potenze occidentali che la cooperazione, e non lo scontro, con il Sud globale sarebbe molto più vantaggiosa per loro.
Di questo si è discusso in un incontro online organizzato il 26 novembre dall’associazione “Humanity for Peace” (https://schillerinstitute.com/blog/2023/11/20/emergency-forum-no-more-war-crimes-economic-development-not-depopulation/). Oltre a Helga Zepp-LaRouche, sono intervenuti Ray McGovern, cofondatore del Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS), e Vanessa Beeley, giornalista che vive in Siria, che ha messo in guardia in particolare dall’uso di operazioni false flag da parte dei cosiddetti estremisti islamici (gli atti dell’incontro sono disponibili sul sito web di Humanity for Peace).
Il momento culminante della serata è stato la proiezione di un documentario intitolato “8:15, From Father to Daughter”, l’avvincente storia di un sopravvissuto al bombardamento atomico di Hiroshima dell’8 agosto 1945, raccontata dalla figlia, Akika Mikamo. Durante il dibattito successivo alla proiezione, la dottoressa Mikamo, psicologa, ha sottolineato l’urgenza di evitare che si verifichi una nuova tragedia e ha sviluppato i concetti di empatia e perdono, indispensabili per raggiungere una pace duratura.