Nella settimana successiva al G20 di Amburgo si sono già sentiti gli effetti della serie degli incontri bilaterali ai margini del vertice.

Il più importante, come abbiamo riferito la settimana scorsa, è stato il faccia a faccia tra il Presidente Putin e il Presidente Trump, giudicato positivamente da entrambi i leader, e che ha mandato in bestia il partito della guerra. Il risultato più immediato di quell’incontro è stato il cessate il fuoco in Siria. Come Trump ha sottolineato alla conferenza stampa congiunta con Macron il 13 luglio a Parigi, il cessate il fuoco teneva già da cinque giorni, il che significa “molte vite salvate, molte persone che non sono state uccise”.

Infatti, si immagini quante vite avrebbero potuto essere salvate se l’incontro avesse avuto luogo poco dopo l’inaugurazione di Trump alla fine di gennaio, come il neopresidente intendeva fare e come gli è stato impedito con l’assurda demonizzazione della Russia e di Putin.

Quanto all’Ucraina, su richiesta del Presidente Putin, Trump ha nominato un inviato speciale in quel Paese, che dovrebbe ristabilire il canale bilaterale tra Stati Uniti e Russia per risolvere la crisi.

Putin ha commentato il suo incontro con Trump dicendo che il Presidente americano è molto diverso da come lo dipingono i media, ed è aperto al dialogo nonostante i disaccordi.

Anche i rapporti tra il Presidente americano e quello cinese sono sul giusto binario, avendo Trump alla conferenza stampa a Parigi definito espressamente Xi Jinping “un uomo dalle grandi qualità” con cui sta collaborando per risolvere la crisi nordcoreana. Sulla questione del commercio, la Cina ha ripristinato le importazioni di manzo americano e il 13 luglio ha siglato accordi per acquistare quasi tutta la produzione di soia dello Iowa, il che sarà un toccasana per lo stato agricolo americano.

Trump è stato ricevuto con “grande calore” da Macron in Francia il 14 luglio, festa nazionale, il che indica che il Presidente francese potrebbe essere disposto a unirsi alla nuova dinamica, o quanto meno a non opporsi. Ciò, a sua volta, potrebbe essere determinante per cambiare la situazione in altri Paesi europei.

L’elefante nella stanza di cui non si è parlato è il marciume del sistema finanziario transatlantico, che potrebbe portare da un momento all’altro a un nuovo crac peggiore di quello del 2008, con conseguenze devastanti per la popolazione e l’economia reale.

Benché Donald Trump abbia intrapreso passi diplomatici coraggiosi per stabilire la pace e la cooperazione, egli non sta affrontando Wall Street e la City di Londra. Il suo ministro del Tesoro Steven Mnuchin (con lui nella foto) si oppone al ripristino della legge Glass-Steagall. Senza la separazione bancaria con la legge Glass-Steagall e senza una nuova politica creditizia, non sarà in grado di attuare i piani di ripresa economica e sviluppo infrastrutturale che ha annunciato. E perderà il sostegno di cui gode.