Il 23 novembre, le autorità della provincia di Guizhou, nella Cina sud-occidentale, hanno annunciato di aver liberato dalla povertà assoluta le ultime nove contee della provincia. Con questo, la Cina ha raggiunto l’obiettivo di eliminare la povertà estrema in tutto il Paese entro il 2020. Il Paese ha così raggiunto gli obiettivi dell’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile del 2030, dieci anni prima del previsto. “Nutrire, vestire e dare un tetto a 1,4 miliardi di persone non è un lavoro facile”, ha scritto il China Daily, “Ma in qualche modo la Cina è riuscita a farlo”.
Alla fine del 2019 c’erano ancora 52 contee in tutta la Cina nella graduatoria della povertà. Poi, all’inizio di quest’anno, quando il Covid ha colpito, si è temuto che la data fissata per eliminare la povertà dovesse essere posticipata a causa delle ricadute economiche dell’epidemia. Ma nel mezzo della pandemia il presidente Xi ha ribadito l’impegno del governo e ha fatto in modo che venissero compiuti gli sforzi necessari per far sì che ciò non avvenisse.

Gran parte del successo è stato il risultato dello sviluppo di importanti infrastrutture, come la costruzione di centinaia di strade per raggiungere i paesi più isolati sulle montagne. E quando questi erano assolutamente inaccessibili anche con la costruzione di strade, sono stati costruiti nuovi centri abitati in zone vicine, raggiungibili con i mezzi pubblici, e i residenti si sono trasferiti in questi nuovi luoghi, dove è stato possibile trovare un’occupazione alternativa.
Con l’introduzione dell’elettricità e della fibra ottica in alcune di queste regioni isolate, gli agricoltori locali sono stati in grado di aumentare la produttività e consolidare i loro appezzamenti in entità più grandi, consentendo agli abitanti di commercializzare i loro prodotti ad una clientela più ampia, attraverso il commercio elettronico. Sono stati creati anche importanti centri di distribuzione nei capoluoghi per assistere gli agricoltori nella commercializzazione dei loro prodotti a livello nazionale e globale. Inoltre, esperti delle università e dei college cinesi si sono recati come volontari nelle zone rurali per aiutare a introdurre metodi scientifici nell’agricoltura.

Il governo cinese non sta facendo molto clamore sul successo del programma di riduzione della povertà. C’è ora uno sforzo concertato per assicurarsi che nessuno ricada nell’indigenza e il nuovo obiettivo è quello di creare una grande classe media con un livello di consumo crescente, che possa fungere da motore primario della produzione cinese nel 2021. È stato introdotto un nuovo concetto di sviluppo, quello della “doppia circolazione”, per cui l’aumento dei consumi interni alimenta anche la circolazione internazionale, con aumento dell’import, con le imprese straniere che investono in Cina e la Cina che vende il suo prodotto in crescita ad un mercato internazionale più ampio.

Il successo della campagna dovrebbe invece essere ampiamente celebrato in tutto il mondo, poiché la Cina ha dimostrato che la povertà non deve necessariamente essere un problema perenne, ma può essere eliminata. Con il Programma Alimentare Mondiale che ammonisce che 270 milioni di persone nel mondo rischiano già ora di morire di fame, è urgente raccogliere la sfida di sconfiggere completamente le carestie attraverso lo sviluppo globale.

Per quanto riguarda l’Europa, sorge una domanda ovvia. Secondo Eurostat, alla fine del 2019 circa 92 milioni di persone vivevano al di sotto della soglia di povertà, ma quando è stata l’ultima volta che avete sentito un leader o un funzionario UE impegnarsi a porre fine alla povertà?