La decisione annunciata a sorpresa la settimana scorsa dal governo australiano di annullare il maxi-contratto con la Francia per la costruzione di dodici sottomarini convenzionali e di acquistare sottomarini a propulsione nucleare dagli Stati Uniti, ha provocato un’ondata di proteste in Francia. Il ministro degli Esteri Jean Le Drian ha denunciato il “venir meno della fiducia” verso i tre Paesi coinvolti (Stati Uniti, Regno Unito, Australia), gli ambasciatori francesi a Washington e Canberra (ma non a Londra) sono stati richiamati a Parigi per consultazioni e un’importante celebrazione all’ambasciata francese a Washington è stata annullata.
Unico tra i personaggi politici di spicco, Jacques Cheminade ha esortato a voltare pagina nella politica estera invece di piangere per il “tradimento” e la “pugnalata alla schiena” subiti. In una dichiarazione il 17 settembre, Cheminade invita a trovare “la volontà politica di cambiare le regole del gioco” e propone alcune iniziative che la Francia potrebbe prendere immediatamente.
In particolare, Parigi dovrebbe “rompere con un atlantismo che si è rivelato così dannoso […] La Francia dovrebbe smettere di giocare la sua carta ‘Indo-Pacifica’ che, senza la Cina, può essere usata solo contro questa e la Russia. Dovrebbe riconoscere che la NATO e i trattati franco-britannici di Lancaster House non hanno ormai alcun senso. Dovrebbe finalmente presentare ai popoli e alle nazioni del mondo la sua vera ragion d’essere: una politica di pace attraverso lo sviluppo reciproco, al di là del peso di una manciata di sottomarini. Dovrebbe rifiutare la geopolitica, in cui ognuno tenta di uscire vincitore e guidare la battaglia per un nuovo ordine economico, finanziario e monetario mondiale.”
“In questa prospettiva,” continua Cheminade, “l’Afghanistan offre una straordinaria opportunità. La Francia può contribuire a porre fine alle sofferenza e alla morte, non solo lì, ma anche in Niger, Mali, Libano, Siria e Yemen, offrendo assistenza umanitaria e una politica di ricostruzione e di integrazione economica attraverso corridoi di sviluppo e la Nuova Via della Seta, insieme a Russia e Cina.”
Per questo, le grandi potenze mondiali sono chiamate “a cambiare i rapporti reciproci e passare da una politica di scontro geopolitico ad un impegno per lo sviluppo reciproco”. La Francia non sarà considerata una “grande potenza” in termini statistici, “ma la sua grandezza consiste nel diventare un mediatore, un catalizzatore e un’ispirazione per aiutare il mondo a uscire dal dilemma mortale”.