La scorsa settimana abbiamo parlato della conferenza sulla ricostruzione dell’Afghanistan, organizzata dal Centro Avicenna e dallo Schiller Institute dal 6 all’8 novembre a Kabul. Un inviato de Il Fatto Quotidiano era presente alla conferenza e ne ha riferito nell’edizione del 19 novembre. Il giornalista, Stefano Citati, descrive la realtà del nuovo Afghanistan in termini molto diversi dai media mainstream, mettendo in risalto la differenza tra la nuova generazione di leader talebani, orientata al progresso economico e sociale, e quella vecchia, tradizionalista. Questo è importante perché occorre costruire un ponte tra le nuove realtà afghane e asiatiche e l’Occidente, contrastando la spinta angloamericana alla divisione del mondo in blocchi.
L’articolo occupa due intere pagine ed è annunciato in prima pagina, con un gioco di parole sulla parola “Talebani”, trasformata in “Tale-buoni” a indicare una positiva evoluzione della leadership afghana. L’autore descrive l’atmosfera di Kabul fuori e dentro la conferenza, scrivendo che ci sono “pochi burka” e molti cellulari in giro. Inoltre, ci sono molte donne alla conferenza, il che è una “promessa” di emancipazione femminile.
“Pochi giorni fa – scrive – si è svolta a Kabul una conferenza organizzata dallo Schiller Institute e da rappresentanti della vasta comunità afghana in Germania, che ha cercato di inspirare il regime sulle priorità, soprattutto economiche, che possono portare il paese fuori dall’isolamento e consentire di risollevarlo dalla povertà endemica. Numerosi membri del governo si sono presentati con un ampio seguito femminile che ha affollato la sala del convegno, scattandosi vezzosi selfie con gli smartphone di cui nessuno più è sguarnito (tranne ritirarsi all’ora del pranzo in stanze separate).
“Inglese e telefonini: i Talebani 2.0 hanno compreso che non se ne può fare a meno; perciò, hanno conservato gran parte dei funzionari della precedente ‘gestione’, quelli tirati su nelle scuole dove l’inglese è appreso fin dagli undici anni di età e che al momento sono tornate a essere solo maschili.
“Ma diversi membri del governo parlano apertamente, seppur non ancora ufficialmente, di eliminare la proibizione dell’insegnamento femminile: ‘Ci sarebbero solo quattro influenti leader religiosi a opporsi’, dicono dal governo; nessuno ne fa i nomi, ma è evidente la volontà di mostrare buona volontà a rimuovere il più grosso ostacolo che impedisce rapporti distesi e vantaggiosi con la comunità internazionale. Prima di tutto per risolvere la crisi dei profughi fatta esplodere un paio di settimane fa dal Pakistan, che sta ricacciando oltre il confine meridionale un milione e mezzo di afghani; un’emergenza quasi inosservata dal mondo e che il governo difficilmente può gestire senza l’intervento delle organizzazioni umanitarie.”
Dopo una lunga introduzione sugli ultimi cinquant’anni di storia dell’Afghanistan, seguita dalle osservazioni di cui sopra, l’autore riferisce dell’intervento dell’ex direttore dell’UNDCCP (ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine) Pino Arlacchi alla conferenza (foto), che ha elogiato il governo per aver estirpato il 95% delle piantagioni di oppio e ha proposto di organizzare una conferenza dei donatori per raccogliere 100 milioni di dollari all’anno per cinque anni per garantire che i circa 500.000 contadini possano sostituire il redditizio oppio con altre colture. Altri temi di rilievo sono stati il canale Qosh Tepa, un’importante infrastruttura nel nord dell’Afghanistan lunga 285 km che convertirà mezzo milione di ettari di deserto in terreni agricoli, e la partecipazione alla Belt and Road Initiative cinese:
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/19/pochi-burqa-promesse-in-rosa-e-affari-il-sogno-dei-talebuoni/7358056/.
In questi giorni, la visita in Europa di Abdul Bari Omar, direttore della Food and Drug Administration dei Talebani, è diventata un test della disponibilità degli europei a cogliere la mano tesa di Kabul. I soliti noti hanno protestato contro la visita, nonostante Bari Omar fosse stato ufficialmente invitato dalle autorità olandesi e da organizzazioni private tedesche e la procura generale tedesca avesse precedentemente chiarito che, da quando hanno assunto il governo, i Talebani non sono più da considerarsi un’organizzazione terroristica.