Gli avvenimenti della scorsa settimana confermano l’emergere di un nuovo ordine economico e di una crescente rivolta contro “l’ordine basato sulle regole” dettate dall’Occidente. Nel Sud Globale aumenta il rifiuto a farsi trascinare nello scontro geopolitico con Russia e Cina e prende forma un movimento non-allineato che chiede la fine della forma moderna di colonialismo, quella del sottosviluppo e dell’apartheid tecnologico sotto pretesti vari.
Il Presidente cinese ha dichiarato il 16 ottobre che “il mondo è nuovamente giunto ad un bivio storico”.
Pochi giorni prima, si è tenuto ad Astana, nel Kazakistan, il vertice della Conferenza sull’Interazione e le Misure di Confidence-Building in Asia (CICA), di cui fanno parte Cina, India, Russia e altri ventitre paesi dell’Asia e del Sud-Ovest asiatico. Il Presidente russo ha colto l’occasione per dichiarare che “il mondo sta diventando veramente multipolare e l’Asia, dove crescono nuovi centri di potere, sta svolgendo un ruolo importante, se non quello chiave”. I paesi asiatici “sono il volano della crescita economica globale”, ha aggiunto, esprimendo concetti condivisi da molti dei capi di stato e di governo presenti.
Come in altri recenti appuntamenti di “format” simile, si è discusso molto di come superare l’attuale sistema finanziario e incrementare l’uso di valute nazionali negli scambi bilaterali.
Persino alleati di vecchia data di Washington e Londra, come l’Arabia Saudita e la Turchia, stanno staccandosi. Riad ha sfidato l’ira di Washington riducendo la produzione di petrolio, mentre il presidente turco Erdogan si sta adoperando per cercare una fine negoziata al conflitto in Ucraina e ha recentemente ordinato sistemi di difesa antimissile dalla Russia.
Lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha ammesso che il sistema dominante non è riuscito ad alleviare la povertà e promuovere lo sviluppo pacifico. Nell’ultimo Global Financial Stability Report, pubblicato l’11 ottobre, è stato categorico: “Il peggio deve ancora venire e per molti il 2023 porterà una recessione” a causa di un “ambiente di stabilità finanziaria insolitamente difficile”.
“L’anno prossimo sarà doloroso”, ha detto l’economista capo del FMI, Pierre-Olivier Gourinchas, alla CNBC l’11 ottobre. “Ci saranno parecchio rallentamento e sofferenza economica”. Il collega della Banca Mondiale Axel vanTrotsenburg è d’accordo: “La povertà estrema aumenta nuovamente”, ha detto, e “il 47 per cento della popolazione” ne è affetto. Perciò è molto chiaro che soffrirà”.
Queste sono le osservazioni di due delle principali istituzioni dell’attuale “ordine” mondiale. Che conclusione trarne? Vogliamo mantenerlo (l’ordine)? La risposta spiega il perché tanti, persino in Europa e negli Stati Uniti, scendono in piazza a chiedere un cambiamento di politica radicale.