Gli sviluppi degli ultimi dieci giorni negli Stati Uniti confermano che l’intera versione del “Russiagate” che accusa Donald Trump e il suo staff di collusione con la Russia si basa fin dal principio su false informazioni fabbricate a Londra, successivamente riprese e ingigantite dai servizi di intelligence americani e dall’amministrazione Obama nel tentativo di impedire prima, e annullare poi, l’elezione di Trump.

Dopo che, il 10 luglio, Trump ha graziato l’ex consigliere Roger Stone, questi ha potuto spiegare al grande pubblico di essere stato condannato per collusione in un reato che, successivamente, la giustizia ha provato non essere mai esistito. Poi, il 17 luglio la Commissione Giustizia del Senato ha pubblicato un documento che dimostra che il dossier alla base dei tre anni di inchiesta dell’inquirente speciale Robert Mueller e dell’FBI era completamente falso!

Il dossier, compilato dall’ex (sic) agente dell’MI6 Christopher Steele si basava su presunte fonti russe “attendibili e ad alto livello” per sostenere l’esistenza di legami tra persone vicine a Trump e la Russia. L’FBI lo usò per ottenere dal giudice l’autorizzazione per intercettazioni a danno di membri della campagna di Trump e, dopo l’elezione di quest’ultimo, della sua amministrazione.

Il documento ora rilasciato dal sen. Lindsey Graham, presidente della Commissione Giustizia del Senato, riguarda l’interrogatorio di una fonte di Steele, condotto dall’FBI nel 2017 e mostra che il Bureau era ben conscio – al più tardi in quella data – che le informazioni fornite da Steele fossero infondate e inattendibili.

Appena una settimana prima un tribunale britannico aveva emesso un verdetto contro Steele che, pur riguardante un altro caso, conteneva ulteriori prove che l’FBI avesse usato il dossier dell’ex 007 sapendo che conteneva accuse non verificate (come ad esempio quella su presunte orge di Trump in un hotel di Mosca).

Sono ovvie le implicazioni di tutto questo per il gen. Michael Flynn, il primo consigliere per la Sicurezza di Trump. Flynn è stato condannato per false dichiarazioni all’FBI riguardanti una breve conversazione avuta con l’allora ambasciatore russo a Washington, che l’FBI aveva registrato segretamente. Benché la discussione fosse perfettamente legittima e lo stesso direttore dell’FBI Comey avesse precedentemente ammesso che Flynn non aveva fatto niente di male, in seguito l’FBI imbastì un incontro per cercare di incastrarlo con una falsa dichiarazione. Quando, recentemente, si è chiarito che era tutta una montatura dell’FBI, con la complicità iniziale dell’amministrazione Obama, il dipartimento di Giustizia ha chiuso il caso.

È giunto ora il momento di passare all’incriminazione dei funzionari responsabili di tali deviazioni giudiziarie, il cui scopo principale, lo ripetiamo, era impedire che Trump tenesse fede alle promesse di porre fine alle guerre e ai cambiamenti di regime all’estero.