Al Parlamento Europeo il 26 febbraio il presidente della BCE Mario Draghi ha trovato una ruvida accoglienza, ben diversa da quella a cui è abituato nelle conferenze con i giornalisti addomesticati. Numerosi parlamentari gli hanno rinfacciato la responsabilità dei danni e delle sofferenze inflitti con la politica di austerità, imposta per salvare l’euro e le banche.

Particolarmente animato è stato lo scambio con l’europarlamentare greco Notis Marias, che ha accusato la BCE di albergare un gigantesco conflitto d’interesse, essendo sia il controllore che il finanziatore del sistema, e di essere “uno stato nello stato”. Inoltre, ha dichiarato Marias, la BCE come uno dei componenti della Troika ha gettato interi paesi nella povertà e ricatta i popoli e i governi nel nome della salvezza dell’Euro. La decisione della BCE di non accettare più titoli greci come collaterale, presa il 4 febbraio e poi rientrata, è stato un atto illegale, ha incalzato il rappresentante greco.

Marias ha anche chiesto che la BCE restituisca ad Atene gli 1,9 miliardi di profitto guadagnato dai titoli greci. Nella sua risposta, Draghi ha sostenuto che i profitti sui titoli fatti dalla BCE “sono stati distribuiti alle rispettive banche centrali”.

A quel punto Marias ha urlato dal banco che ciò non è vero, e c’è stato un acceso scambio in cui anche Draghi ha alzato la voce, ribadendo le sue affermazioni, finché la presidente di turno è intervenuta per permettere al presidente della BCE di continuare.

Draghi ha poi sostenuto che il motivo per cui la BCE aveva tolto la deroga ai titoli greci, chiudendo lo sportello di rifinanziamento delle banche elleniche, è che essi erano caduti “al di sotto del valore di soglia”.

In una breve intervista all’EIR, Marias ha confutato le argomentazioni di Draghi. In primo luogo, ha detto, la BCE trattiene i profitti che spettano alla banca centrale greca con la scusa che la Grecia deve prima rispettare il programma della Troika. In secondo luogo, la decisione della BCE sulla deroga era illegale, perché presa prima che il programma scadesse. La Grecia è rimasta nel programma fino al 28 febbraio, ma la BCE ha preso la decisione il 4, con entrata in vigore il 16. Inoltre, la BCE ha acquistato titoli greci al 40% e ora vuole essere pagata al 100%.

Draghi potrebbe aver avuto un motivo extra per avercela col rappresentante greco. Egli aveva infatti chiesto di disdire o rimandare la visita al Parlamento Europeo, ma il Rapporteur ha respinto la richiesta. Il Rapporteur era proprio Marias. Draghi se ne è comunque andato a metà dibattito, un gesto che è stato interpretato come mancanza di rispetto per il PE.