Da quando il Presidente Trump ha pronunciato il suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU il 18 settembre, i media hanno sfornato titoloni allarmistici sul pericolo imminente di una guerra tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, e/o su nuove provocazioni pericolose nei confronti di Iran e/o Siria, da parte di un Presidente americano irrazionale e squilibrato. Ci sono indubbiamente pericoli gravi su vari fronti, ma per disinnescarli occorre comprendere ciò che sta accadendo a Washington.

Infatti, il discorso di Trump all’ONU era composto di due parti distinte, in alcuni punti contraddittorie. Nella prima parte egli ha respinto in termini chiari la dottrina unipolare, geopolitica ed imperiale dei suoi predecessori George Bush Jr. e Barack Obama, sottolineando ancora una volta un tema centrale della sua campagna elettorale, la necessità di porre fine alla politica delle guerre permanenti e della destituzione di leader stranieri. Ha dichiarato chiaramente che gli Stati Uniti non hanno intenzione di imporre agli altri il proprio stile di vita o il proprio sistema politico.

Ma i media si sono concentrati esclusivamente sui commenti infelici, incauti e minacciosi che Trump ha fatto sulla Corea del Nord, sull’Iran, sulla Siria e altri paesi, che sembrano contraddire la critica che aveva appena fatto alla politica di cambio di regime. Questo contrasto riflette l’aspra battaglia politica all’interno dell’amministrazione e delle istituzioni della presidenza più in generale. La retorica forte e le minacce erano chiaramente opera della corrente neoconservatrice.

Questa realtà non è sfuggita ad alcuni, tra cui il ministro degli Esteri russi Sergej Lavrov. Rispondendo all’AP, ha definito il discorso “una dichiarazione molto gradita, che non sentivamo da molto tempo da un leader americano.” Intervistato da RT, lo ha definito “notevole”, notando che “era destinato non solo ad un pubblico internazionale, ma anche a quello interno”, facendo capire che la seconda parte era per consumo domestico.

Helga Zepp-LaRouche ha sottolineato che è giunta l’ora di esigere che Trump “metta in pratica le cose positive che ha detto” ed “abbandoni le politiche ovviamente distruttive”. L’escalation verbale contro la Corea del Nord”, ha proseguito, “dovrebbe essere riconosciuta come un tentativo da parte di certi elementi nell’amministrazione di “creare un divario” tra Cina e Stati Uniti ed impedire la cooperazione trilaterale i due e la Russia.

Va ribadito che Donald Trump, qualunque cosa si possa pensare della sua politica, ha contro tutto l’apparato del Deep State, inclusa la comunità di intelligence, fin dall’inizio del suo mandato, e che tale apparato combatte ogni sua iniziativa. Il loro tentativo di golpe è ancora in corso, anche se ha subito dei contraccolpi, come l’offensiva dei VIPS (Veteran Intelligence Professionals for Sanity) che hanno rivelato che il Russiagate era una frode, o le nuove rivelazioni sulla caccia alle streghe condotta dall’FBI, con l’aiuto dei servizi segreti britannici, contro il team di Trump fin dalle primarie.

Il modo migliore con cui l’amministrazione Trump potrà sconfiggere queste forze, stabilendo quella “comunità di stati nazionali sovrani” di cui ha parlato nel discorso all’ONU, è quello di collaborare appieno con l’Iniziativa Belt and Road della Cina.