Dopo la crisi bancaria del 2008, il movimento di LaRouche è stato l’unico attore politico in Germania a chiedere con insistenza la separazione bancaria come precondizione per ripulire il sistema finanziario. Ora la crisi di Deutsche Bank restituisce attualità al tema.

Il 4 ottobre Carsten Schneider, portavoce di politica finanziaria del gruppo parlamentare socialdemocratico, che finora si era ostinatamente opposto alla separazione, ha dichiarato al magazine mattutino della televisione ARD che mantenere “la bisca” nella banca “rende molto più difficile proteggere i normali risparmiatori”.

Schneider ha criticato i manager di Deutsche Bank per non aver cambiato il modello industriale dopo la crisi del 2008, ma anzi essersi concentrata sugli investimenti finanziari. Schneider ha auspicato una legge per la separazione bancaria a livello europeo.

Il 6 ottobre il parlamentare europeo tedesco Fabio De Masi (nella foto) è stato ancor più esplicito, accusando la cancelliera Merkel di non essere credibile quando sostiene che non sarà impiegato alcun centesimo dei contribuenti per salvare Deutsche Bank, perché tali “banche zombie” sono troppo grandi e troppo sistemiche perché possano fallire. De Masi, membro del partito Die Linke, si è rammaricato che i gruppi di maggioranza nel parlamento europeo “ancora bloccano riforme efficaci del settore bancario e la separazione tra le banche commerciali e quelle d’affari. Eppure, questo è necessario per erigere una muraglia cinese attorno al sistema bancario e permettere la procedura fallimentare delle banche tossiche” .

In Italia, dove il dibattito non si è mai sopito, c’è da registrare un notevole intervento del prof. Alberto Bagnai a Marina di Pietrasanta che risale all’inizio di settembre ed è accessibile in rete (https://www.facebook.com/EcoDemOrg/videos/1584191105210306/) e un editoriale del costituzionalista Guido Salerno Aletta su Teleborsa che chiede la fine del modello di banca universale e la reintroduzione della separazione bancaria.