Dopo lo spettacolare successo della manifestazione contro la guerra tenutasi a Berlino il 25 febbraio, organizzata dall’esponente politica di sinistra Sahra Wagenknecht e da Alice Schwarzer, editrice femminista di spicco, si è speculato molto su come essa possa evolvere verso la creazione di un nuovo partito. Cinquantamila erano alla porta di Brandeburgo quel giorno e più di 750.000 tedeschi hanno sottoscritto il manifesto per la pace che le due donne avevano diffuso un paio di settimane prima.
Un sondaggio INSA condotto poco dopo la manifestazione ha rilevato che se nascesse un partito di questo tipo potrebbe raccogliere il 20% dei voti. Molti guerrafondai temono i consensi che la Wagenknecht sta raccogliendo al centro e nella destra.
Di fatto, la manifestazione di Berlino ha dimostrato che il duo Wagenknecht-Schwarzer, rafforzato dalla presenza del generale Erich Vad, ex consigliere di Angela Merkel, ha raccolto consensi trasversali, date le condivisibili rivendicazioni: sforzi diplomatici per porre fine alla guerra in Ucraina prima che diventi incontrollabile, fine delle sanzioni contro la Russia e, soprattutto, condanna della linea guerrafondaia del Partito Verde.
La stessa Wagenknecht rimane vaga sull’opzione di un nuovo partito politico. Ma ha annunciato che non si ricandiderà nelle file del partito Die Linke alle elezioni del 2025. Da quel momento in poi, intende lavorare come scrittrice, “oppure nascerà qualcosa di nuovo a livello politico”: https://www.focus.de/politik/deutschland/kommentar-wagenknecht-wird-wohl-neue-partei-gruenden-mit-massiven-folgen-fuer-deutschland_id_187424031.html.
Questo “qualcosa di nuovo”, secondo la rivista Focus, potrebbe nasce anche prima: “Ci sono molti indizi che indicano che la Wagenknecht si candiderà con una propria lista alle elezioni europee del maggio 2024 – quindi contro il suo attuale partito”.
Secondo Focus, un partito della Wagenknecht si concentrerebbe sul pacifismo, sull'”uscita dalla NATO” e su una “politica sociale più generosa”. Un’altra pietra miliare del programma sarebbe il rifiuto di “una politica sul clima che grava con costi eccessivi sugli strati più deboli”.
Il principale bersaglio è il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, il membro più oltranzista della compagine di governo. Il governatore della Baviera Markus Söder, presidente della CSU, l’ha definita un “rischio per la sicurezza della Germania”. La sua intenzione, appena annunciata, di attuare “una politica estera più femminista” è stata prontamente smascherata anche da Alice Schwarzer, secondo la quale l’unica cosa “femminista” è l’assegnazione di posti influenti nel ministero ad un maggior numero di donne che la pensano come lei. Il giudizio della Schwarzer, fondatrice e editrice della principale rivista femminista tedesca EMMA, avrà sicuramente un notevole impatto.
Infine, il fatto che Erich Vad si sia unito in modo dimostrativo a Wagenknecht e Schwarzer e abbia firmato il loro Manifesto rappresenta un’importante battuta d’arresto per il partito della guerra.