Il 3 marzo, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha compiuto una visita di un giorno a Washington per incontrare a porte chiuse Joe Biden per circa un’ora. Biden lo ha accolto con frasi di rito e, a seguito dei colloqui, non c’è stata la solita conferenza stampa, né il solito comunicato, lasciando adito a speculazioni sul perché di una visita compiuta per ripetere i soliti cliché. Qualcuno ha suggerito che il tema potesse essere quello della Cina, dato che Washington aveva intensificato la retorica bellicista contro Pechino e preme sull’Europa per uno sganciamento economico dal Dragone, una mossa che danneggerebbe gravemente gli interessi tedeschi.
Dalle speculazioni era assente l’elefante, anzi, due elefanti nella cristalleria: le rivelazioni di Seymour Hersch sulla decisione dell’amministrazione Biden di bombardare i gasdotti Nord Stream e la manifestazione di Berlino del 25 febbraio contro la partecipazione della Germania e della NATO alla guerra in Ucraina.
Ray McGovern, ex analista della CIA, ha offerto una spiegazione. Intervistato dal programma “Manhattan Project” del 4 marzo, McGovern si è detto sbigottito alla mancata reazione dei media, che avrebbero dovuto cercare di scoprire ciò che è stato discusso all’incontro. “Esigo una spiegazione”, ha detto, proponendo quella che ironicamente ha definito una “teoria complottista”.
Riferendosi alla conferenza stampa del 7 febbraio 2022 in cui, alla presenza di Scholz, Biden dichiarò che, in caso di invasione russa dell’Ucraina “non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine ad esso”, aggiungendo: “Vi prometto che saremo in grado di farlo”, McGovern ha suggerito che nel colloquio privato Scholz potrebbe aver fatto un tentativo disperato di coprirsi le spalle. Forse, “Olaf” ha chiesto a “Joe” di non rivelare che lo aveva informato dei piani, perché in caso contrario il suo governo cadrebbe.
Pur essendo una speculazione, essa riflette una realtà sottostante. La posizione di Scholz è sempre più vulnerabile, a capo di un governo cobelligerante e alleato di un partner che ne ha distrutto la sicurezza energetica. La sua decisione di non sfidare quello che è stato un atto di guerra contro la propria nazione potrebbe costare cara all’esistenza non solo del suo governo, ma anche della NATO.
Curiosamente, quattro giorni dopo la visita di Scholz, il New York Times ha pubblicato indiscrezioni dell’intelligence USA secondo cui a far saltare Nord Stream sarebbe stato un gruppo di sabotatori filo-ucraino, possibilmente aiutato da Kiev. Una versione di comodo che aiuterebbe Biden e Scholz a tirarsi fuori dai guai e liberarsi dell’ormai fastidioso Zelensky.