Il 20 ottobre, pochi giorni dopo l’allarme lanciato dal direttore del World Food Program David Beasley sulla fame e la crisi umanitaria nel Sahel, una conferenza di donatori indetta da Danimarca, Germania, UE e ONU a Copenhagen ha promesso 1,7 miliardi di dollari di aiuti d’emergenza. Benché questi aiuti siano assolutamente necessari e urgenti, la conferenza ha ignorato la radice e la soluzione a lungo termine del problema.
La crisi alimentare nel Sahel minaccia la vita di tredici milioni di persone, tra cui un milione e mezzo di profughi e cinque milioni di fanciulli, secondo l’ONU. Le radici della crisi sono lontane nel tempo e sono state aggravate dal Covid, ma la soluzione è a portata di mano: il progetto Transaqua per il trasferimento idrico dal bacino del Congo al Lago Ciad. Un sistema di bacini artificiali e canali che interseca gli affluenti del fiume Congo e trasporterebbe acqua sufficiente per rivitalizzare pienamente il Lago Ciad e arrestarne il prosciugamento. Tuttavia sia l’UE che la Germania, i due grandi sponsor dell’iniziativa, si oppongono al progetto.
Informato dell’allarme lanciato dal WFP e dall’ONU, l’ideatore di Transaqua, il dott. Marcello Vichi (foto), ha ricordato che l’orrenda situazione nel Sahel “non è nuova. L’avevamo prevista trent’anni fa, quando c’erano i primi segni”. Quando Beasley descrive la fame e le migrazioni di massa dettate dalla guerra e dalle carestie e chiede sia aiuti immediati, che infrastrutture, egli fornisce la motivazione di Transaqua, il progetto infrastrutturale che potrebbe ribaltare la situazione non solo attorno al Lago Ciad, ma in tutto il Sahel, fornendo acqua, elettricità e tra i 5 e i 7 milioni di ettari di terreno agricolo.
Mentre i paesi rivieraschi, guidati dalla Nigeria, hanno approvato Transaqua e l’OAU (l’Organizzazione per l’Unità Africana) l’ha inserito tra i progetti strategici del continente, c’è un’opposizione alimentata dalle ex potenze coloniali europee che controllano ancora qualche governo della regione. Ad esempio, il governo del Canada si è fatto recentemente carico delle istanze geopolitiche del Commonwealth britannico e di istituzioni del governo francese, finanziando uno studio che sostiene che Transaqua sia un piano imperialistico perseguito dal governo italiano, dalla Cina e dallo Schiller Institute. Quello studio è stato brillantemente confutato da un articolo di P.D. Lawton (http://africanagenda.net/green-power-political-pessimism-and-opposition-to-the-development-of-the-african-interior-with-transaqua/).
Lo stesso governo tedesco, che ha appena annunciato una donazione ulteriore di 15 milioni di euro al Fondo di Stabilizzazione Regionale per il Lago Ciad, dichiarò ufficialmente nel 2018 che avrebbe ostacolato Transaqua nelle sedi ufficiali.
Se Transaqua fosse stato adottato quando fu proposto, oggi non ci sarebbero carestia e guerre nel Sahel. Le forze e i governi che si oppongono a Transaqua hanno sulla coscienza milioni di morti.