Lo scontro tra l’Italia e l’UE sulle banche si fa incandescente e potrebbe giungere al punto di far crollare l’intero castello di carta, come ha osservato Seremy Warner sul Telegraph del 13 febbraio. La situazione in cui l’UE non permette all’Italia di usare soldi pubblici per salvare le banche, ma non offre altri mezzi, significa che si vuole usare l’Italia come cavia per collaudare le regole del bail-in.

Ciò è inaccettabile, e le istituzioni e lo stesso Parlamento hanno tracciato una linea rossa. La sola minaccia del bail-in sta già causando una fuga dei depositi.

Il 15 febbraio la Camera ha iniziato la discussione di diverse mozioni per sospendere, rinviare o modificare le regole del bail-in. Mentre il dibattito e il voto sono stati aggiornati al giorno successivo, è prevedibile che passi la mozione “soft” del Partito Democratico, che chiede un anticipo della revisione delle regole, come previsto dalla legge stessa, rispetto alla mozione più radicale di M5S che chiede una sospensione/cancellazione delle regole perché incostituzionali.

La mozione del PD è stata scritta dal capogruppo in Commissione Finanze Michele Pelillo, che è molto vicino a Renzi, e sembra che sia stata concordata con il ministro dell’Economia Padoan. Coincide con la posizione del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e dallo stesso Padoan al Senato la settimana scorsa.

Ma anche la revisione anticipata è una richiesta inaccettabile per Bruxelles se è vero, come ha scritto l’Huffington Post, che il capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem avrebbe reagito dicendo che “un ritorno al passato sarebbe la cosa peggiore”. E Mario Draghi, più controllato, ha dichiarato in Commissione Affari Monetari del Parlamento Europeo, in contemporanea alla discussione in aula a Montecitorio, che sarà “difficile” rivedere le regole appena approvate.