Ha destato scalpore la decisione di Trump di ritirare 9500 soldati dalla Germania, riducendo il totale a 25 mila, e di spostarle in Polonia. Ma più preoccupante dei piani di Washington è l’iniziativa “NATO 2030” presentata il 9 giugno dal segretario generale Jens Stoltenberg (foto) durante una videoconferenza dell’Atlantic Council. Secondo questa nuova “visione globale” per l’alleanza militare, la NATO lavorerà più intensamente assieme ad Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud.
Le tendenze globali che secondo Stoltenberg daranno filo da torcere alla NATO nel 2030 sarebbero una Russia ancor più intransigente (sempre sotto Vladimir Putin); l’Isis e altri gruppi terroristici e la potenza crescente della Cina. Per affrontare queste sfide e quella immancabile dei ‘cambiamenti climatici’, la NATO deve essere usata “più politicamente”, ha affermato, il che significa “usare una gamma più ampia di strumenti, militari e non, economici e diplomatici”.
Anche altri esponenti del partito della guerra transatlantico, come Jan Brzezinski, figlio del famoso Zbigniew, premono per l’espansione della NATO nella regione Asia-Pacifico, per la quale fa il tifo anche The Economist. Il settimanale britannico ha recentemente commentato che il tema più urgente per la NATO, molto più importante di qualsiasi “battibecco transitorio” tra Stati Uniti e Germania, è come fermare l’ascesa della Cina nel prossimo decennio. Ciò sarebbe vitale per un’alleanza che volesse mantenere “il senso di uno scopo” nel 2030.
In un articolo del 19 giugno, Helga Zepp-LaRouche fa notare che il signor Stoltenberg e gli altri si rifiutano di riconoscere che la Cina “è in ascesa” perché ha sollevato 850 milioni dei propri cittadini dalla povertà, e per farlo “ha puntato sul progresso scientifico e tecnologico che l’UE, con il suo Green Deal economicamente folle, ha gettato dalla finestra”. Essi non vogliono nemmeno ammettere che gli investimenti cinesi negli armamenti siano una reazione alle campagne anti-cinesi in Occidente. Su questo tema, i toni dell’Amministrazione di Trump sono sempre più acuti man mano che si avvicinano le elezioni di novembre.
L’espansione globale della NATO, concepita per difendere gli interessi di un’oligarchia finanziaria transatlantica, è la materia di cui sono fatte le guerre mondiali. È illusorio credere che la dirigenza cinese si faccia intimidire dalle minacce militari e abbandoni la propria efficace politica economica e cessi la cooperazione internazionale entro la Belt and Road Initiative. Quanto alla Russia, nonostante i disagi, essa continuerà a perseguire l’ammodernamento necessario ad assicurare la difesa del Paese.
Intanto, Putin ha rinnovato la proposta di una riunione dei leader dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per discutere di sicurezza globale e di temi economici. L’agenda che tale vertice dovrebbe adottare sarà discussa alla conferenza dello Schiller Institute del 27 giugno.