Il 15 marzo il governo del primo ministro Boris Johnson ha reso nota una nuova revisione integrata della politica estera e di difesa che prende di mira in particolare Russia e Cina. Intitolata “Global Britain in a Competitive Age: the Integrated Review of Security, Defence, Development and Foreign Policy”, essa definisce la Cina la “più grande minaccia allo Stato” e una “sfida sistemica” alla sicurezza economica, alla prosperità e ai valori della Gran Bretagna, mentre la modernizzazione militare di Pechino e la crescente influenza internazionale nella regione nel Pacifico e oltre rappresentano un “rischio crescente per gli interessi britannici”. Allo stesso tempo, essa riconosce che la Cina è “un partner sempre più importante nell’affrontare sfide globali come la preparazione alle pandemie, la biodiversità e il cambiamento climatico”.
Anche Mosca è considerata una “grave minaccia per la sicurezza”, per cui “manterremo un deterrente e ci difenderemo contro l’intero spettro di minacce provenienti dalla Russia”. Il documento chiede di aumentare lo stock di testate nucleari Trident del Regno Unito da 180 a 260 entro la metà del decennio, decisione presa “in riconoscimento dell’ambiente di sicurezza in evoluzione, tra cui la gamma in fase di sviluppo delle minacce tecnologiche e dottrinali”. A differenza dei precedenti documenti e della stessa posizione verso la Cina, nel testo non si trova alcun riferimento a qualsivoglia tipo di cooperazione o dialogo con la Russia. In tutto questo, si afferma che “gli Stati Uniti rimarranno il più importante alleato e partner strategico del Regno Unito”.
Il documento sottolinea quella che è stata chiamata “inclinazione indo-pacifica”, sostenendo che quella regione è “il motore di crescita del mondo, in cui vive metà della popolazione mondiale; [da cui proviene] il 40% del PIL globale” ed è “il centro di un’intensificazione della competizione geopolitica con molteplici punti critici potenziali “.
Una settimana dopo, il ministro della Difesa Ben Wallace ha presentato il documento specifico della difesa intitolato Defence in a Competitive Age (Difesa in un’epoca competitiva), chiarendo che l’Impero britannico, ribattezzato “Gran Bretagna globale” si sta preparando per uno stato di scontro permanente in tutto il mondo. “La nozione di guerra e di pace come stati binari ha lasciato il posto a un continuum di conflitto, che ci impone di preparare le forze per un impegno globale più persistente e una campagna costante, passando senza soluzione di continuità dall’operare al combattere”. Le forze armate, ha aggiunto, “non saranno più tenute come forza di ultima istanza, ma diventeranno più presenti e attive in tutto il mondo…, sia nell’Euro-Atlantico, nell’Indo-Pacifico, o oltre”.
Nonostante un aumento di 16 miliardi di sterline nel bilancio della difesa, gran parte del quale andrà a colmare un deficit cronico, la Gran Bretagna continuerà ad essere molto dipendente dagli Stati Uniti. Anche la sua nuovissima “super portaerei”, la HMS Queen Elizabeth, deve ancora ricevere la sua completa dotazione di jet F-35, dovendo accontentarsi di un solo squadrone britannico rinforzato da un altro squadrone del Corpo dei Marines degli Stati Uniti. Per quanto riguarda le loro testate nucleari, continueranno ad essere trasportate da missili balistici di fabbricazione americana.