L’11 gennaio, presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, il Sudafrica ha presentato un caso eclatante che documenta le violazioni della Convenzione sul genocidio da parte dello Stato di Israele, chiedendo una risposta alla Corte e al mondo intero. Si tratta di una giornata storica, che segna un cambiamento nel paradigma mondiale, in quanto una nazione del Sud globale ha chiesto l’applicazione di principi che il blocco NATO predica continuamente, ma non rispetta.
La prima arringa dell’accusa è stata tenuta dall’avvocato per i diritti umani Adila Hassim (foto), che ha spiegato come Israele eserciti un controllo totale su Gaza, “sulle sue acque territoriali, sui suoi collegamenti terrestri, sull’acqua, sull’elettricità, sulla sfera elettromagnetica e sulle infrastrutture civili, oltre che sulle principali funzioni governative”. Tutti gli accessi dentro e fuori la Striscia sono strettamente controllati.
Ha poi descritto “le più pesanti campagne di bombardamenti convenzionali nella storia della guerra moderna”, che in tredici settimane hanno ucciso più di 22.000 palestinesi, e il “rischio immediato di morte per fame, disidratazione e malattie, come risultato dell’assedio in corso da parte di Israele, della distruzione delle città palestinesi, dell’insufficienza degli aiuti concessi alla popolazione palestinese e dell’impossibilità di distribuire questi aiuti limitati mentre cadono le bombe”. Oggi, “il 93% della popolazione sta affrontando livelli di crisi di fame. Di tutte le persone che soffrono la fame nel mondo, quattro su cinque sono nella piccola Gaza!”, ha sottolineato Adila Hassim.
Dopo di lei, il sudafricano Tembeka Ngcukaitobi ha affrontato le nude dichiarazioni di intenti genocidi da parte dei funzionari israeliani, per dirla con le sue parole: dal Primo Ministro e dal Presidente, ai Ministri della Difesa, della Sicurezza Nazionale e dell’Energia, ai vari membri della Knesset, fino ai soldati al fronte. Ciò che è stato chiaramente stabilito in tutte e sei le arringhe è che le azioni intraprese da Israele avevano lo scopo di commettere un genocidio e di costringere il popolo palestinese a lasciare Gaza.
La parte israeliana ha risposto il giorno successivo, cercando di confutare categoricamente tutte le accuse. A parte alcuni cavilli sulle definizioni giuridiche, le argomentazioni si sono concentrate principalmente sulle descrizioni grafiche degli attacchi che Hamas ha compiuto il 7 ottobre. Come hanno sottolineato diversi giuristi osservatori, anche se tutte queste orrende accuse fossero vere, ciò non potrebbe in alcun caso giustificare le stragi causate da Israele come rappresaglia. Infatti, le uccisioni sono continuate anche durante l’udienza.
La Corte internazionale di giustizia è stata chiamata a prendere misure provvisorie contro lo Stato di Israele, ordinandogli di cessare l’invasione e di porre fine alle azioni che impediscono i mezzi di sussistenza. La sentenza arriverà in un momento imprecisato delle prossime settimane. Ma il Sudafrica ha già dimostrato le sue ragioni davanti alla corte mondiale.