Anche la Cina ha dovuto affrontare blackout elettrici, un aumento di quasi il 75% nel prezzo dei futures sul carbone e una carenza dello stesso nel mese di settembre. Ma contrariamente ai governi occidentali che giocano sulla “paura della scarsità” per promuovere l’agenda verde, il governo cinese è passato all’azione. Il 5 ottobre, il regolatore di Pechino ha emesso una circolare che istruisce le banche e gli istituti di assicurazione a contribuire al finanziamento dei produttori di energia, e l’industria, in modo che sia disponibile un’adeguata fornitura di elettricità per tutto l’inverno. La stessa circolare ribadisce che la speculazione sulle materie prime è illegale in Cina.
Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, i regolatori cinesi si sono mossi per “rafforzare il sostegno finanziario alla produzione di carbone e di elettricità e mantenere l’ordine nel mercato delle materie prime” (http://www.news.cn/english/2021-10/05/c_1310227733.htm). Le banche vengono invitate “a soddisfare le ragionevoli esigenze di finanziamento dei produttori di energia, carbone, acciaio e metalli non ferrosi, per garantire le forniture e stabilizzare i prezzi… e sostenere attivamente le principali aree di produzione di carbone e le imprese chiave, per aumentarne l’offerta”. Inoltre, viene vietato loro di “negare i prestiti ai produttori di energia e di carbone e ai relativi progetti che rispecchiano i requisiti per il sostegno finanziario”.
Al contempo viene proibito alle banche e alle compagnie di assicurazione di speculare su carbone, acciaio, metalli non ferrosi e altre materie prime. Più in generale, le banche vengono istruite a impedire che i fondi siano incanalati illegalmente nei mercati azionari, obbligazionari e dei futures e ad evitare “comportamenti che inducano i consumatori a prendere in prestito alla cieca e a spendere eccessivamente”. Coloro che si ritiene siano coinvolti in “attività illegali come la speculazione, l’accaparramento e l’abbattimento dei prezzi” saranno oggetto di indagine e puniti, avverte l’ente di regolamentazione.
Oltre alla speculazione sulle materie prime, le autorità cinesi sono anche intenzionate a prevenire un’ulteriore espansione della bolla immobiliare e di altre bolle. Pechino ha reagito al fallimento del gigante immobiliare Evergrande, che esagerava nell’esposizione finanziaria e nelle scommesse speculative, assicurandosi che le bolle vengano sgonfiate, ma senza salvare gli obbligazionisti stranieri a spese dei cittadini che hanno comprato case. A questo proposito, un anno fa sono state emesse tre “linee rosse” che limitano rigorosamente la quantità di debito che le società immobiliari possono contrarre.