Il 14 dicembre, i delegati del Collegio Elettorale si sono riuniti per eleggere il Presidente degli Stati Uniti, esprimendo 232 voti per Donald Trump e 306 per Joe Biden, il che significa che quest’ultimo si insedierà il 20 gennaio 2021, a meno che non si verifichi qualcosa di plateale e senza precedenti prima d’ora. Ci sono ancora numerosi ricorsi in sospeso, con i quali gli avvocati del Presidente Trump hanno presentato prove di irregolarità nelle procedure di voto e di conteggio e di veri e propri brogli elettorali, ma i tribunali finora – compresa la Corte Suprema – hanno respinto i ricorsi per vari motivi.
Il significato per il mondo di una tale incertezza riguardo ad elezioni libere ed eque negli Stati Uniti è stato l’argomento della prima sessione della conferenza dello Schiller Institute. Due dei giuristi che il 28 novembre avevano partecipato alle udienze della Commissione Internazionale d’Inchiesta per la Verità nelle Elezioni, Marino Elsevyf della Repubblica Dominicana e David Meiswinkle degli Stati Uniti, hanno entrambi confermato che, a loro avviso, c’erano ampie prove di irregolarità che giustificavano un’azione legale per ribaltare i risultati ufficiali.
L’intervento principale è stato quello di Harley Schlanger, membro della direzione dello Schiller Institute, che ha denunciato il fatto che i brogli commessi il 3 novembre e nei giorni a seguire sono stati l’atto finale del quadriennale “complotto criminale” per destituire Trump. Schlanger ha spiegato come l’elezione di Trump, che faceva parte di una ribellione globale contro l’establishment della City di Londra e di Wall Street, le loro guerre permanenti e la loro brutale austerità, ha spinto quell’establishment ad una fuga in avanti, verso un “colpo di stato per il cambio di regime” negli Stati Uniti, in difesa dell’Ordine Mondiale post-Guerra Fredda.
Schlanger ha concluso osservando che Donald Trump ha ancora qualche carta da giocare, a cominciare dalle misure che smaschererebbero l’intento criminale di chi ha sostenuto Biden. Egli può chiedere la desecretazione completa del Russiagate e dei documenti correlati; nominare un inquirente speciale che indaghi sui brogli elettorali; e concedere la grazia e l’asilo ad Edward Snowden e Julian Assange, per consentire loro di presentare le prove di come il “governo ombra” abbia commesso atti illeciti nel perseguire guerre assassine e imporre uno stato di sorveglianza, di cui i brogli elettorali sono solo l’esempio più recente. La divulgazione pubblica di questa incredibile corruzione, nel bel mezzo di un ambiente già molto carico, potrebbe ispirare alcuni giudici e funzionari eletti a rompere con l’ambiente controllato e a riconsiderare il merito dei ricorsi elettorali.
L’ex direttore tecnico dell’NSA e “talpa” Bill Binney ha illustrato le anomalie statistiche e il meccanismo delle frodi informatiche, aggiungendo una rivelazione sensazionale, e cioè che l’FBI ha finalmente riconosciuto che Seth Rich, uno scontento impiegato del Comitato Nazionale Democratico, che è stato poi assassinato, aveva comunicato con Wikileaks. Questo rafforza la valutazione forense di Binney, secondo la quale non ci fu un hacker russo nel 2016, ma le email “incriminate” furono scaricate da un computer su una memoria portatile, che fu poi consegnata ad Assange. Con ciò, cade a pezzi la base di tutta la storia della collusione russa con la campagna di Trump.