Le associazioni dei consumatori e qualche politico di opposizione hanno chiesto che il governo italiano pubblichi il testo dei contratti derivati stipulati negli anni e che, secondo i dati ufficiali, ammontano ad un valore nozionale di 160 miliardi e hanno un valore mark-to-market negativo di 42 miliardi. Tra il 2011 e il 2014 quei contratti hanno procurato una perdita totale di 12 miliardi, a favore di diciassette banche straniere e due italiane.

Da tempo gira il sospetto che il governo italiano abbia usato i derivati per truccare le cifre del bilancio e consentire al paese di rientrare nei parametri per l’ingresso nell’euro. Ciò sarebbe avvenuto quando Mario Draghi era direttore generale del tesoro e a Palazzo Chigi e c’erano Prodi e Ciampi. Come è noto, Draghi è poi passato a Goldman Sachs, mentre Prodi ha fatto il percorso inverso (da Goldman Sachs al governo). Goldman Sachs è quella che aiutò la Grecia a truccare i conti proprio con i derivati.

Quando gliene chiedemmo conto nella conferenza stampa della BCE il 4 luglio 2013, Draghi difese il proprio operato, sostenendo che l’uso del denaro pubblico per scommettere alla bisca dei derivati sia “prudente”. “E’ una forma di assicurazione”, disse. “Se si fanno emissioni in valuta estera, ci si vuole coprire dal rischio di cambio”. Draghi disse anche che i contratti da lui stipulati “non servirono a truccare le cifre” del deficit.

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Draghi difende le scommesse in derivati del Tesoro, 7 luglio 2013