Missione compiuta. Il governo democratico che
l’oligarchia dell’UE cerca instancabilmente di far cadere da quando fu
eletto nove mesi fa, è caduto ad Atene. Sono state indette le elezioni
anticipate, come conseguenza politica diretta del nuovo bail-out
sottoscritto con i creditori europei (cfr. EIR Strategic Alert 34/2015).
Il 21 agosto, il giorno in cui il Premier greco Alexis
Tsipras si è dimesso, 25 membri del Parlamento si sono dimessi dal partito
Syriza per formare un nuovo gruppo col nome di Unione Popolare. Guidato
dall’ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis, il nuovo partito si
oppone al bail-out e chiede l’uscita dall’Eurozona.
Panos Kammenos, ministro della Difesa uscente e leader
dei Greci Indipendenti, ha dichiarato che il suo partito si candiderà alle
elezioni come partito indipendente, e non coopererà nuovamente con Syriza e
Tsipras.
Benché non sia ancora chiaro quale sarà l’esito del
voto, è chiaro che la questione centrale della campagna, il nuovo bail-out,
è destinata allo stesso fallimento dei suoi predecessori. Il debito
continuerà ad essere impagabile, e le brutali condizioni imposte alla Grecia
continueranno a decimare l’economia.
Dando la colpa all’Unione Europea ed ai creditori della
Grecia, l’economista americano Lyndon LaRouche, nel corso della sua
“Fireside Chat” del 20 agosto, ha dichiarato, “Attualmente, non c’è alcun
tentativo serio di risolvere i problemi dei greci, e molte delle questioni
che vengono indicate come ‘i problemi greci’ sono fraudolente. Ogni genere
di truffatore è intervenuto e ha distrutto” la Grecia. I greci hanno
“commesso errori anche loro, ma il problema è che in questo momento non
hanno alcuna opzione coerente per rimettere a posto i loro affari”.
L’aspetto principale, ha proseguito LaRouche, è che “le
istituzioni greche sono state distrutte dal sistema dell’Euro”.
Al di fuori delle riunioni dell’Eurogruppo ed a Berlino,
il fatto che il debito sia impagabile viene ampiamente riconosciuto. Il
National Institute of Economic and Social Research di Londra, in un rapporto
pubblicato il 5 agosto, afferma che è necessario un taglio del 55% (95
miliardi di Euro) se il paese vuole avere la speranza di ridurre il proprio
debito al 120% del PIL entro il 2020, più del taglio stimato dall’FMI che è
del 30%. Avvisa inoltre che continuare a insistere su “obiettivi fiscali
non realistici” farà sì che l’economia greca “resti nella depressione.”
Mentre sia il New York Times che
Bloomberg.com chiedono una drastica riduzione del debito, la vera
questione a questo punto è che la Grecia ha bisogno di investimenti di
miliardi di Euro per affrontare la crisi umanitaria e ricostruire
l’economia. Questo dovrebbe essere il tema centrale di una Conferenza
Europea sul Debito durante la quale concordare e attuare subito una riforma
in stile Glass-Steagall del sistema bancario europeo, la ristrutturazione del debito e la creazione di una Banca Europea per gli Investimenti nelle
Infrastrutture.