di Liliana Gorini, presidente di Movisol

Mentre in Germania, Francia, ed anche in Italia, si moltiplicano le voci, tra cui quella di Papa Francesco, e quella del Gen. Mini, contro una NATO decisa a intensificare il conflitto mandando altre armi all’Ucraina, e quindi a prolungare ulteriormente le sofferenze del popolo ucraino, rischiando di provocare la terza guerra mondiale, il nostro Premier è stato alla Casa Bianca a prendere ordini da un Presidente Biden ormai fuori controllo (in preda alla demenza senile, stringe le mani ad amici immaginari, fa dichiarazioni imbarazzanti perfino per il suo staff, confonde gli ucraini con gli iraniani: avere un Presidente degli Stati Uniti in questo stato è molto pericoloso durante un conflitto mondiale).
Biden ha lodato Draghi per il suo ruolo di guerrafondaio agli ordini degli Stati Uniti e della NATO. “C’è una cosa che appezzo di te, il tuo sforzo sin dall’inizio di aver unito la Nato e l’Ue e ci sei riuscito. Era difficile credere che andassero di pari passo, era più probabile che si dividessero ma tu sei riuscito a farle andare all’unisono”. Dal canto suo Draghi si è attenuto al copione scritto a Londra e Washington dichiarando “Putin non ci dividerà” e “la pace sarà quella che vuole Kiev” non la Russia (ovvero non ci sarà, è evidente a tutti ormai che la guerra finirà solo quando l’Ucraina accetterà lo stato di neutralità e che la Russia non accetterà mai missili nucleari ai suoi confini, come Kennedy non li accettò durante la crisi missilistica di Cuba).
Draghi ignora bellamente le sofferenze che questa folle politica guerrafondaia porterà al popolo ucraino (come afferma il Col. Richard Black nella importante intervista che abbiamo pubblicato “gli Stati Uniti continueranno questa guerra fino a quando non sarà morto l’ultimo ucraino, per loro sono solo carne da cannone in un conflitto mondiale per annientare la Russia, e ci trascineranno nella terza guerra mondiale”). Ma Draghi ignora anche le sofferenze che la folle politica della sanzioni, da lui fortemente voluta, sta infliggendo a noi italiani, e non alla Russia. Il Premier italiano prosegue per la sua strada, imitando Biden anche nel creare una sorta di nuovo “Minculpop” che censuri chiunque sia per la pace, come ha dimostrato la decisione di abolire il programma Cartabianca su RAI Tre, che pur invitando ogni settimana guerrafondai che ripetono la narrativa a favore della guerra, ha osato invitare anche il Prof. Orsini ed altri, tra cui ex ambasciatori, favorevoli ad una pace negoziata. A quanto riferiscono le agenzie stampa, la decisione non è stata presa dalla RAI, ma da Palazzo Chigi.
Ma il colmo è stato raggiunto il 10 maggio con la decisione della Giunta del Regolamento del Senato di sciogliere la Commissione Esteri presieduta dal Sen. Petrocelli, colpevole di aver votato al Senato contro l’invio di armi all’Ucraina. Una decisione gravissima, che annulla il ruolo del Parlamento. Ricordi sinistri tornano alla mente, quello di Mussolini che diceva “trasformerò quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli”, o le liste di proscrizione contro chiunque si dica favorevole alla pace, come durante l’impero romano. Il paragone non è azzardato come sembra: con la decisione di mandare armi all’Ucraina siamo ormai cobelligeranti in un conflitto che è già mondiale, e quindi un bersaglio in caso di un attacco nucleare. E chiediamoci a chi vanno queste armi, al battaglione Azov, espressamente neonazista, quel battaglione Azov che teneva i civili prigionieri ad Azovstal usandoli come scudo umano o sparava su chiunque cercasse di lasciare l’Ucraina utilizzando i corridoi umanitari messi a disposizione dai russi? Dopo anni in cui ci viene ripetuto “mai più nazismo e fascismo in Europa” stiamo andando esattamente in questa direzione. La storia non ci ha insegnato nulla?

L’unica alternativa all’estensione del conflitto e ad una guerra nucleare è la nuova architettura di sicurezza e sviluppo per tutte le nazioni, Russia e Cina incluse, proposta da Helga Zepp-LaRouche e rilanciata dal Presidente cinese Xi Jinping, e fondata sul principio della pace di Westfalia, ovvero quello di tutelare l’interesse di tutte le parti in causa e non solo quello della NATO.