Nella migliore tradizione imperiale, Renzi ha annunciato a Rio che “per 15 giorni parleremo soltanto di sport”. Panem et circenses, come nella Roma imperiale. E mentre gli italiani seguono le Olimpiadi o sono in vacanza, il governo procede con la stangata di Ferragosto. Ad esempio, sono stati decisi tagli draconiani ai teatri lirici e alla sanità.

Il principio sarà lo stesso: le fondazioni lirico-sinfoniche, per mantenere tale status e non essere declassate a teatri lirico-sinfonici, con conseguente perdita di diritti su una bella fetta di finanziamento pubblico, dovranno essere valutate in base ad alcuni parametri (il termine è fissato per il 31 dicembre 2018). Tra i requisiti previsti c’è la “dimostrazione del raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario”, la “capacità di autofinanziamento e di reperimento di risorse private”, la “realizzazione di un numero adeguato di produzioni e coproduzioni”, il “livello di internazionalizzazione” e “la specificità nella storia e nella cultura operistica e sinfonica italiana”. Insomma, i teatri lirici che possono auto-finanziarsi vengono “promossi”, quelli che non trovano sponsor possono andare in malora.

Lo stesso principio liberista è stato adottato dal commissario alla spending review e parlamentare del PD Yoram Gutgeld per la spesa sanitaria, per la quale sono previsti tagli per 10 miliardi: “Abbiamo ospedali gestisti bene ed altri meno bene con squilibri nella gestione economica di decine di milioni” dichiara a La Repubblica. “Noi crediamo che sia giusto prevedere che questi ospedali facciano uno sforzo per equilibrare la gestione economica nell’arco di un determinato numero di anni”. Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin approva pienamente questa impostazione, che suona come una condanna per molti malati a cui era stato già ridotto il numero di farmaci consentiti dalle ASL.

Tutti questi tagli passano sotto silenzio, perché secondo Renzi dobbiamo parlare “solo di sport”. Passa sotto silenzio anche il fatto che l’Unione Europea abbia chiesto un rinvio del referendum sulle riforme costituzionali, in previsione di una vittoria del No che porterebbe alle dimissioni del governo. Infatti non si parla più di ottobre, ma di ” fine novembre”. E Renzi si rammarica di averlo “personalizzato”, come a dire: la solenne promessa di dimettersi se vincerà il “No” non è più così solenne. Per non parlare della Boschi, che con la sfacciataggine che la contraddistingue accusa chi voterà “No” di non rispettare il Parlamento. E continua a mentire spudoratamente sul contenuto delle riforme, che non aboliranno affatto il Senato, aboliranno solo la possibilità che venga eletto dagli elettori. In compenso stracceranno la nostra Costituzione, che risulta “fastidiosa” per i mercati finanziari in quanto tutela il risparmio e si oppone alla guerra.

In effetti, anche sul fronte della politica estera ci sono da registrare cambiamenti preoccupanti da parte del governo Renzi. L’impegno dell’Italia in Libia non è stato sancito dal Parlamento. Chi sono i nostri alleati in questa impresa? L’Amministrazione Obama ed Hillary Clinton, gli stessi che in Siria sostengono i ribelli di Al Nuṣra e Al Qaeda, ovvero i sedicenti “ribelli siriani” e “foreign figther” che sono responsabili dei barbari attentati a Parigi e Bruxelles. In Ucraina hanno messo al potere i neonazisti di Pravij Sektor e del Battaglione Azov, grazie all’amica della Clinton, Victoria Nuland. Il loro principale alleato è l’Arabia Saudita, che ha finanziato i terroristi dell’11 settembre, come risulta dalle 28 pagine del rapporto del Congresso tenute insabbiate da Obama fino all’altro giorno. Ed è da questa gente che prende ordini il governo Renzi, sulla Libia. Non è molto rassicurante.

Quanto alla crisi bancaria, dopo gli stress test Renzi e Padoan hanno rassicurato gli italiani: “i risparmi non sono in pericolo”. Chissà se sarebbero dello stesso parere anche i due pensionati che si sono suicidati per aver perso i risparmi di una vita a causa del bail-in, alias prelievo forzoso. Il risanamento di Monte dei Paschi di Siena è stato affidato alla stessa JP Morgan che Roosevelt mise sul banco degli imputati con la Commissione Pecora negli anni Trenta, poco prima di emanare la legge Glass-Steagall che toglieva ogni garanzia dello Stato agli speculatori. Affidare a JP Morgan il risanamento di MPS è come affidare il pollaio a una lince. La legge Glass-Steagall, unica vera tutela per i nostri risparmi, è tuttora all’ordine del giorno, negli Stati Uniti come al nostro Parlamento, ma il governo Renzi ha fatto di tutto per impedirne la discussione in aula.

Diciamo un chiaro “NO” a tutto questo. E non soltanto con il voto al referendum. Esigiamo che gli otto disegni di legge siano discussi e la legge per la separazione bancaria sia approvata dal Parlamento, mandando un chiaro segnale anche negli Stati Uniti, dove il LaRouchePAC è riuscito a far approvare la legge Glass-Steagall in entrambe le piattaforme elettorali, quella democratica e quella repubblicana, nonostante la netta opposizione dei due candidati, Hillary Clinton e Donald Trump, entrambi promossi da Wall Street ed entrambi in tutt’altre faccende affaccendati. Protestiamo per i tagli al bilancio passati sotto silenzio, difendiamo la nostra cultura. Rifiutiamoci di discutere “solo di sport” come chiede Renzi.

Editoriale di Liliana Gorini, Presidente di MoviSol

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