La grande reazione popolare alla strage di Charlie Hebdo va interpretata come una richiesta di cambiamento fondamentale nella politica. Il popolo francese desidera la fine di una politica che ha alimentato la violenza e le guerre in Medio Oriente e in Nord Africa, creando morti e povertà. Capirà il messaggio Hollande?


 

Non si può più sottacere il ruolo ben noto dell’Arabia Saudita, del Qatar e di Londra, le cui reti vanno estirpate. Finora, l’Europa e gli Stati Uniti sono stati perlomeno complici.


Già le prime informazioni sui terroristi di Parigi rivelano che tutti e tre furono reclutati ad Al Qaeda da Jamel Beghal (fr. Djamel Beghal), detto anche “Abu Hamza”, che fa parte di reti jihadiste coordinate dalle moschee londinesi, tra cui la moschea di Finsbury Park, dove il vero Abu Hamza è stato a lungo Imam e il cui nome è stato adottato da Beghal.


Abu Hamza fu estradato negli USA nel 2012 e processato per terrorismo e reclutatore di terroristi. La sua linea di difesa è stata che lavorasse simultaneamente per Al Qaeda e per… l’intelligence britannico. È stato condannato l’anno scorso e la sentenza è stata pronunciata il 9 gennaio: ergastolo.


I due presunti autori della strage di Charlie Hebdo, Said e Sciarif Kuasci (fr. Charif Kouachi), erano da tempo noti ai servizi francesi e di altre nazioni occidentali. Il terzo terrorista, Amedi Kulibàli (fr. Amedy Coulibaly), che ha ucciso quattro ostaggi in un negozio ebraico, conosceva i due fratelli e li frequentava regolarmente. Sia lui che Sciarif avevano scontato una pena carceraria e tutti e tre sostenevano la rivolta jihadista contro il governo siriano, e cioè una guerra sanzionata da USA, NATO e Francia, i cui protagonisti sono stati armati dal governo francese come ha ammesso il Presidente Hollande nell’agosto 2014.