La buona notizia è che finalmente anche qualcuno in Forza Italia ha presentato una proposta di legge per la separazione bancaria. La cattiva notizia è che la proposta è difettosa e rischia l’effetto “ciofeca”.

Il ddl è stato depositato il 27 marzo alla Camera da Maurizio Bianconi, Pietro Laffranco, Antonio Marotta, Fabrizio di Stefano (FI) e Massimo Corsaro (FdI), e illustrato il 29 maggio in una conferenza stampa.

Secondo il Velino, “La proposta di legge che ripropone la divisione fra banche di raccolta e d’investimento speculativo non è la sola in circolazione – sottolinea Bianconi – ma è l’unica che prevede un percorso immediato, in nome dell’interesse nazionale e secondo la logica che si dovrebbe sempre applicare: prima l’Italia e poi il resto. Essa prevedere che i denari risparmiati dagli italiani vengano investiti su attività economiche reali e aiuto ai consumi secondo una logica liberale e secondo il concetto sempre vagheggiato, ma mai applicato, della eticità del profitto e in netta controtendenza con quanto si sarebbe sostenuto al vertice ABI e cioè della desertificazione coatta delle banche popolari e di credito cooperativo. Noi optiamo, invece, per quel sistema bancario e non per le grandi concentrazioni utili solo al grande capitale finanziario”.

Un altro firmatario, Massimo Corsaro, ha ribadito che “la separazione tra banche d’affari e banche commerciali é l’unico provvedimento che può garantire risparmiatori e correntisti, siano essi famiglie o imprese, contro l’utilizzo speculativo delle risorse da parte delle banche al solo fine dell’arricchimento dei propri azionisti, con il rischio di vedere distratti i risparmi privati. Non é un caso che una legge analoga, la famosa Glass-Steagall, venne introdotta nella legislazione americana nel 1929 (sic, fu introdotta nel 1933, ndr), quale primo intervento per difendere l’economia dalla Grande Crisi. La sua abrogazione alla fine degli anni ’80 (sic, fu abolita nel 1999, ndr), é stata il primo passo verso la finanziarizzazione selvaggia dell’economia, e la costruzione dell’enorme bolla speculativa i cui effetti devastanti affliggono l’Occidente da oltre 6 anni”.

Nel testo, si specifica che le varie proposte di separazione presentate a livello europeo, come ad esempio quelle che fanno riferimento al rapporto Liikkannen, non vanno bene: “Dal punto di vista normativo (…) prevedere la semplice separazione delle attività delle banche non è sufficiente, posto che non supera la criticità di un unico soggetto che esercita, seppure con limitazioni, la duplice attività. Occorre quindi intervenire in modo incisivo distinguendo tra le due tipologie di banche e separando nettamente i soggetti che operano in una delle due categorie da quelli che operano nell’altra”.

A questa importante precisazione, tuttavia, non fa riscontro la norma adeguata. Nel dispositivo, infatti, si dispone che il Testo Unico Bancario venga così modificato:

  1. All’articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1settembre 1993, n. 385, è aggiunto, in fine, il seguente comma: «3-bis. Le banche che svolgono attività di commercio in proprio di strumenti finanziari, ad eccezione dei prodotti relativi al debito pubblico della Repubblica italiana, non possono svolgere anche le altre attività previste dal presente articolo».

In altre parole, si stabilisce che l’attività di banca d’affari o speculativa (investment banking) è solo quella del trading in conto proprio, o proprietary trading, cioè quando la banca specula con soldi propri o presi in prestito e non con quelli dei clienti. Tale norma permetterebbe quindi che le banche di deposito possano vendere prodotti finanziari ai risparmiatori mantenendo così la base di supporto della bolla speculativa.

Facit: così com’è, il ddl non va bene. Alle buone intenzioni segue un passo nella direzione sbagliata. Suggeriamo agli iniziatori di adottare il dispositivo del ddl presentato alla Regione Toscana, che stabilisce in modo inequivocabile la separazione netta, con la proposta di modifica dell’Art.10.

All’art.10 del decreto legislativo 1° settembre 1993 “Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia”, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente: “1 bis. L’albo si articola in due sezioni, come di seguito denominate: a) Banche commerciali; b) Banche d’affari”

comma 3

Banche commerciali

  1. Le banche commerciali esercitano l’attività di deposito e credito nei confronti dei cittadini, delle famiglie, delle imprese e delle comunità.

  2. Le banche commerciali possono promuovere ai propri clienti esclusivamente investimenti classificati a basso rischio, tra cui titoli di Stato e obbligazioni di società partecipate dallo Stato, purché:

    a) il capitale investito non superi i 2/3 del totale depositato presso l’Istituto bancario stesso;

    b) il capitale investito non superi la quota massima di 250mila euro.


  3. E’ fatto esplicito divieto alle banche commerciali di:

    a) Svolgere direttamente o indirettamente qualsiasi attività propria delle banche d’affari e più in generale di tutte le società finanziarie che non sono autorizzate ad effettuare la raccolta di depositi tra il pubblico;

    b) Detenere partecipazioni o stabilire accordi di natura commerciale con banche d’affari, società di intermediazione, società finanziarie non autorizzate ad effettuare la raccolta di depositi tra il pubblico.


  4. E’ fatto esplicito obbligo alle banche commerciali di operare in sostanziale equilibrio tra le scadenze delle attività di raccolta e di impiego delle risorse finanziarie.

comma 4


Banche d’affari

  1. Le banche d’affari esercitano l’attività di investimento, di negoziazione, di intermediazione nel mercato finanziario.

  2. E’ fatto esplicito divieto per chiunque ricopra una carica o un incarico professionale all’interno di una banca d’affari di ricoprire cariche direttive nelle banche commerciali.

  3. E’ fatto esplicito divieto alle banche d’affari di detenere partecipazioni o stabilire accordi di natura commerciale con le banche di cui all’articolo 3 della presente legge.

La posta in ballo è alta: alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato è già stata calendarizzata la discussione delle varie proposte di legge depositate a Palazzo Madama. La discussione è stata però ritardata dall’attivismo del governo Renzi che costringe i senatori a occuparsi di altre cose.

Sul tavolo ci sono tre proposte serie: di Tremonti, Lega e M5S – e una proposta “ciofeca”, del sen. Rossi del PD. Forza Italia diventa quindi l’ago della bilancia. Se dovesse adottare la proposta Bianconi così com’è, passerebbe la ciofeca. Ci appelliamo quindi ai senatori di FI affinché si schierino dalla parte giusta.

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