Pierre-Henri Leroy è un noto analista finanziario francese, ex consigliere della campagna presidenziale di Jacques Cheminade. Nel maggio 2020, ha pubblicato un libro intitolato La Conjuration bancaire (che si traduce come Il complotto bancario), che documenta gli abusi del sistema bancario negli ultimi decenni ed il palese abuso del denaro dei contribuenti per arricchire gli interessi privati. Egli denuncia in particolare l’annullamento della separazione (de facto o de jure) che esisteva tra le banche commerciali tradizionali e le attività speculative.
Leroy conosce bene il problema in quanto fondatore nel 1995 di Proxinvest, una società di consulenza e ricerca creata per difendere gli interessi degli azionisti, consigliandoli su come votare nelle assemblee societarie. Ha anche partecipato a diversi dibattiti pubblici organizzati da Solidarité & Progrès sulla necessità urgente di una rigorosa separazione bancaria stile Glass-Steagall. Mentre il suo nuovo libro non si spinge fino a proporre una riorganizzazione fallimentare del sistema, richiesta da Jacques Cheminade, l’autore analizza e denuncia a fondo i conflitti di interesse sistemici che sono intrinseci al modello neoliberista delle “banche universali”.
Il Journal de l’Economie ha pubblicato il 30 agosto una recensione del libro che, nota, non verrà raccomandato dagli economisti che per campare dipendono dalle grandi banche e dalle assicurazioni. Sulle banche universali, il Journal spiega che se fino agli anni ’90 alle banche era sostanzialmente vietata qualsiasi attività diversa dalla raccolta del risparmio e dalla concessione di crediti ad imprese e privati, “varie misure sono state adottate in Francia, in Europa e oltreoceano per rimuovere discretamente e metodicamente questi divieti”. Oggi, lo Stato (e quindi i contribuenti) garantisce il salvataggio di queste banche, anche se si occupano principalmente di “gestione patrimoniale, speculazione per conto proprio, sviluppo immobiliare, assicurazione, telefonia o perfino sicurezza…”
Pierre-Henri Leroy documenta anche la folle politica del “quantitative easing”: dal 2011, la BCE ha concesso “crediti sovvenzionati ed acquisti di attivi per oltre 4.000 miliardi di euro” alle banche private, senza esercitare in cambio alcun controllo.