La Nuova Via della Seta è interessante per l’Italia anche perché la Cina diffida delle manipolazioni, finanziarie e non, di un suo vecchio nemico, George Soros.

Quale antidoto all’isteria anticinese, consigliamo ai lettori la registrazione della teleconferenza del 25 maggio di Michele Geraci ex sottosegretario allo sviluppo economico e autore, nel breve arco temporale dell’alleanza tra Lega e M5S, del Memorandum d’Intesa con la Cina del marzo 2019:

https://youtu.be/MFf6T4cX-18

E’ una breve storia della Nuova Via della Seta e del rapporto dell’Italia con questa iniziativa di Xi Jinping.

Geraci introduce il proprio discorso chiarendo immediatamente che la crescente preponderanza dell’attività economica della Cina in particolare, e dell’Asia in generale, è fatto ineluttabile.

Che il nostro Paese entri più attivamente in questa dinamica è dunque una necessità e non una mera opzione. Il nostro movimento la indica da circa 30 anni quale alternativa al collasso finanziario ed economico globale e al rischio di guerra (vedi i numerosi articoli sul Ponte Terrestre Euroasiatico).

La presentazione di Geraci si muove inizialmente sul piano commerciale, rispondendo a chi teme investimenti predatori da parte di Pechino (l’Italia ha accumulato dal 2005 al 2018 investimenti pari a meno dell’1 per cento del proprio PIL annuale, sopravanzata in termini assoluti da Regno Unito, Svizzera, Germania e Francia) che è possibile attuare un sistema di sorveglianza (screening) degli investimenti, come da lui proposto sin da prima di essere coinvolto nell’esecutivo. Geraci mette anche in evidenza come l’Italia sia anche il fanalino di coda, tra i grandi Paesi europei, in termini di esportazioni verso la Cina, lasciando spazio al sospetto che vi sia un interesse da parte di chi ha già approfittato della Nuova Via della Seta nell’esprimere moniti sulla nostra entrata in gioco.

Emerge un altro svantaggio italiano, quello degli investimenti cosiddetti “greenfield”, quelli cioè non associabili a potenziali operazioni predatorie: addirittura l’Italia risulta al 13mo posto, superata anche da piccoli Paesi dell’Europa orientale o dei Balcani. Ancora una volta a far cassa sono stati, principalmente, il Regno Unito e la Germania, superando rispettivamente i rapporti 16:1 e 6:1 rispetto alla base degli investimenti in nuove attività in Italia.
Con l’arrivo al governo, Geraci cercò con il Memorandum d’Intesa di trasformare gli investimenti che fino al 2018 compresero anche le acquisizioni (7 mld per la Pirelli, per esempio) in investimenti in nuove attività, puntando anche alla crescita dell’occupazione (finora i nuovi posti di lavoro creati sono stati, nel Regno Unito e in Germania, nei rispettivi rapporti di 10:1 e 6:1, in riferimento al nostro Paese, che in rapporto di causa ed effetto risulta 13mo).

Successivamente Geraci chiarisce che la nuova via della seta non è meramente commerciale, ma incardinata nello sviluppo infrastrutturale.

Aggiunge, con approccio ironicamente definito “ecumenico”, che la colpa di questa nostra arretratezza non è dei pochi chiamati a governare o a intraprendere, ma è caratteristica culturale del Paese, è “colpa di tutti”, ai tanti livelli nei quali è mancata una corretta rappresentazione della realtà cinese.

Rispondendo ad alcune domande riguardanti questo ultimo punto, auspica una diverso servizio informativo da parte dei media e asserisce la possibilità di una politica che, a dispetto di una mera questione di gusti, dia il giusto rilievo sia a questioni di sicurezza economica sia al riconoscimento degli àmbiti in cui la Cina possa averci già superati.

Per tranquillizzare le vittime dello spauracchio sulla tecnologia 5G, ha riesaminato il testo del Memorandum relativo alle infrastrutture che ne sono oggetto, sottolineando che su questa tecnologia era proposta un piena aderenza alle intese sino-europee già seguite da una quindicina di anni. La Commissione Europea e singoli Paesi, come il Lussemburgo di Juncker, ci criticarono, ma è dell’anno successivo (2019) proprio la “dichiarazione UE-Cina” sulla 5G.

Di interesse sono anche le risposte date sul contesto, da una parte del controllo della finanza da parte del sistema transatlantico (nominati sono Wall Street e il solito George Soros) e dall’altra parte dell’immobilismo dell’UE. Mentre la Cina dimostra interesse a non esporre la propria moneta alle manipolazioni del suo valore di scambio, la Brexit dimostrerà che fuori dall’UE vi è maggior flessibilità per rafforzare la cooperazione con l’Oriente.

In conclusione raccomanda agli ascoltatori di studiare la Cina nella sua prospettiva storica e culturale e, in merito alle tante critiche e mitologie dilaganti, di pesare sempre le fonti che le originano. (Nella foto Michele Geraci al convegno su “L’Italia sulla Nuova Via della Seta” tenuto da MoviSol e Regione Lombardia nel marzo 2019 a Milano).

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