Sul New York Times, con il titolo di “La perfetta candidata per il partito repubblicano” Maureen Dowd sferra un attacco a Hillary Clinton, definendola un tipo alla Dick Cheney accettabile e amabile per i neocon repubblicani. Dowd sembra averlo fatto con un certo gusto personale.

“Tutta questa combriccola di afflitti repubblicani che si lamentano del candidato cui dovrebbero far seguito, è folle. Il ‘buon vecchio partito’ è in ansia, digrigna i denti e geme, e cerca un sostituto dell’ultima ora e una strategia per uscire da questa situazione. Ma è po’ tardi”.

“Hanno già un esponente dell’1 percento di straricchi che si adatterebbe perfettamente all’Ufficio Ovale, qualcuno che possono essere sicuri aiuterà Wall Street, sosterrà la Camera di Commercio degli Stati Uniti, cullerà gli hedge fund, firmerà gli accordi commerciali tanto amati dalle grandi società americane, accetterà la guida di Henry Kissinger e svenderà tutto – scatenando l’inferno in Siria e chissà in quali altri posti del mondo”.

“I repubblicani hanno il loro candidato: è Hillary Clinton”, conclude, riservando il paragone con Cheney per il finale: i repubblicani temono che Trump sia volubile e scardinato, ma la Clinton capisce che “se vuoi fare qualcosa di incredibilmente dannoso per la nazione, come ad esempio attivare George W. Bush per condurre la più fallimentare politica estera della storia americana, non startene lì al microfono a urlare slogan infiammatori e accuse fabbricate”.

“Si deve arrivare al microfono con calma, come fece Hillary al Senato il giorno del voto sulla guerra all’Iraq, e accusare Saddam di aiutare, sostenere e proteggere i terroristi, inclusi quelli di Al Qaeda, facendo eco agli argomenti bislacchi dell’Amministrazione Bush a favore della guerra…”

“Ecco come i repubblicani preferiscono il loro matto, non lo vogliono simile a Trump, ma simile a Cheney”.