In preparazione del vertice dell’UE del 4 dicembre, al quale i Paesi membri si presenteranno divisi come non mai, gli unionisti irriducibili si lanciano in una fuga in avanti nel tentativo di mantenere inalterata la costruzione attuale.

Il fantasista Emmanuel Macron ha creato grande subbuglio, poco prima delle celebrazioni per il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale l’11 novembre a Parigi, lanciando la proposta di creare un “Esercito europeo” per proteggersi da Russia, Cina e… Stati Uniti (un chiaro affronto a Trump e non l’ultima provocazione inscenata da Macron durante il soggiorno del Presidente americano nella capitale francese). In un’intervista per la CNN l’11 novembre, Macron ha anche esortato l’UE a diventare più indipendente dal dollaro.

Angela Merkel ha appoggiato la proposta di una forza d’intervento comune in un discorso al Parlamento Europeo il 13 novembre, ma a condizione che operi nell’ambito della NATO, fino a quando “un giorno” non potrà essere creato un “vero esercito europeo”.

Pochi giorni dopo, il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire (nella foto) ha vuotato il sacco in un’intervista per Handelsblatt in cui ha caldeggiato l’idea di un impero europeo: “Diciamo che l’Europa deve diventare una specie di impero, come la Cina e come gli Stati Uniti”. Le Maire si è affrettato ad aggiungere che intende un “impero pacifico”, ma abbastanza potente da difendersi “nel mondo di domani”. Ecco il volto nascosto dell’Unione Europea.

Ricordiamo che lo stratega britannico Robert Cooper, già assistente di Solana all’UE, parlava apertamente di allargare l’UE nella forma di “impero cooperativo”, mentre l’ex Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso definiva l’UE “un impero non imperiale”, presumibilmente perché l’adesione era su base volontaria. Il filo comune di questi schemi è l’indebolimento dello stato nazionale a favore di un governo soprannazionale non rappresentativo.

Ma quanto realistica è questa visione proprio quando nell’Unione Europea si aprono crepe da tutte le parti?
Tra Roma e Bruxelles è scontro perché il governo italiano rifiuta la politica dei tagli imposta dall’UE, scegliendo una strategia di crescita.

In Germania, la cancelliera Merkel ha iniziato la manovra di uscita dal palcoscenico politico, che potrebbe terminare più presto di quanto ella stessa si aspetti. La “grande coalizione” a Berlino crolla nei sondaggi mentre la continuazione della sua politica economica ed energetica mina alle basi l’ancora potente economia tedesca.
Gli Stati membri dell’UE nell’Europa Orientale continuano a ignorare i richiami di Bruxelles e rafforzano la cooperazione con la Cina. In Gran Bretagna, l’accordo della May con l’UE sulla strategia di uscita ha provocato una rivolta nel suo stesso partito costringendola a un mega-rimpasto di governo. Quanto questo possa durare è ormai la domanda che tutti si pongono.