Durante la sessione del Consiglio dell’ONU sui Diritti Umani, in corso a Ginevra, il 13 marzo scorso la rappresentante dello Schiller Institute Elke Fimmen ha parlato a un seminario dal titolo “Diritti umani in Yemen: sanzioni”, organizzato dall’Organizzazione per la Difesa delle Vittime della Violenza (ODVV) e l’INSAN per i Diritti Umani e la Pace.

Il seminario, durato un’ora e mezza, è stato presieduto e moderato dal dott. Hassan Fartousi, ricercatore in diritto internazionale presso l’Università di Ginevra. Gli altri relatori presenti erano Mohammad Abo Taleb e Abdullah Alkebsi (INSAN), che hanno mostrato gli effetti orribili delle sanzioni illegali imposte dalla coalizione a guida saudita, che tra l’altro impediscono di cercare all’estero le necessarie cure mediche. Andrew Feinstein, direttore esecutivo di Corruption Watch UK, ha chiesto la fine delle forniture illegali di armi da parte del Regno Unito (BAE System, ecc.) , degli Stati Uniti, ecc.

Elke Fimmen, presentata quale rappresentante del Movimento di LaRouche in Germania, ha parlato del genocidio e delle sanzioni, imposte facendo leva sulla Risoluzione 2216 approvata dall’ONU nel 2015 relativamente all’embargo sulle armi mirato su alcuni individui, usata come pretesto per scatenare un conflitto aperto di aggressione e bloccare gli aeroporti (Sana’a, ecc.) e i porti (Houdeidah, ecc.) che prima garantivano gli approvvigionamenti di derrate alimentari, carburanti e altri cruciali beni d’importazione dai quali lo Yemen dipende completamente. La garanzia di una piena assistenza umanitaria e di sicurezza degli individui richiesta dalla Risoluzione è stata assolutamente disattesa.

Centinaia di migliaia di yemeniti hanno pagato con la vita una triennale guerra di aggressione guidata dai sauditi, dai britannici e dagli americani. Se il conflitto non cesserà al più presto, ne conseguirà una completa catastrofe, come afferma anche l’ONU, nel suo UN-Report 2018 sul piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite in Yemen, pubblicato nel mese di gennaio scorso.

Questo documento fornisce i particolari sconvolgenti della situazione in via di deterioramento per ogni settore della vita nazionale e conclude che la carenza di beni fondamentali, in particolare di carburante, porterà a “una crisi di dimensioni che supereranno la capacità di risposta della comunità umanitaria”, se i porti non saranno riaperti ai traffici. Così, nessuno potrà dire “non sapevo”.

Le sanzioni e le uccisioni di yemeniti sono diventati una parte integrante delle operazioni militari dell’aggressore e vengono impiegate come tattica bellica che sfrutta lo stato di indigenza e di epidemie. Distruggere deliberatamente il passato di quel popolo, ma anche il suo presente e futuro, negandone l’esistenza nella storia dell’umanità, rientra nella definizione di genocidio data dalla Convenzione sulla Prevenzione e la Repressione del Crimine del Genocidio.

Elke Fimmen ha citato la risoluzione dello Schiller Institute, approvata alla fine di novembre 2017 a Bad Soden, in Germania, che chiese: (a) l’immediata cessazione delle ostilità nello Yemen, l’eliminiazione dei blocchi e il ritorno al processo e al dialogo di riconciliazione nazionale per ricercare una soluzione politica libera da interferenze di forze esterne grazie alla protezione dell’ONU e al sostegno di Russia, Cina e Stati Uniti; (b) l’assistenza allo Yemen in “un processo di ricostruzione rapida e a larga scala, incentrato su progetti infrastrutturali atti a riconquistare la vitalità della nazione e l’integrazione dello Yemen nell’Iniziativa Belt and Road” per la creazione del futuro.

Il seminario è stato seguito da circa quaranta persone e trasmesso in diretta nello Yemen.

Nella stessa mattina, un altro seminario ha affrontato la situazione dei giornalisti nello Yemen e ha discusso di un altro effetto dei blocchi commerciali: viene impedito a qualunque giornalista straniero, invitato a raggiungere lo Yemen, di recarsi nel paese e riferire la verità sul genocidio in corso. Oggi è in programma un altro incontro sulla situazione yemenita, che concluderà il ciclo di tre settimane di interventi a Ginevra.