La condanna di Paul Manafort (foto), che nel 2016 funse per breve tempo da manager dell’organizzazione elettorale di Donald Trump, e il patteggiamento del suo ex avvocato Michael Cohen, entrambi avvenuti il 21 agosto, hanno suscitato l’euforia di coloro che cercano di destituire il Presidente sin dal giorno in cui fu eletto. Entrambe le cause sono state intentate dall’inquirente speciale Robert Mueller per far sì che accettassero di accusare Trump onde evitare terribili conseguenze personali, fornendo ai democratici argomenti per avviare le procedure di impeachment. Tuttavia, nessuno dei due è stato in grado di fornire prove che coinvolgano Trump in qualche reato.

Cohen ha ceduto e ha assunto Lanny Davis, ex rappresentante legale di Hillary Clinton e artefice della campagna di diffamazioni e insinuazioni contro il Presidente. Manafort, condannato per fatti precedenti alla sua associazione con Trump, ha mantenuto i nervi saldi. Affronterà un altro processo il mese prossimo, legato relativo alle sue mansioni per l’ex Presidente ucraino Janukovich, inclusa l’accusa di non essersi registrato come agente di un governo straniero. Tanto per ricordare i fatti, Janukovich fu rovesciato con un colpo di stato ordito dall’amministrazione Obama e rivolto contro Mosca.

Le ripetute dichiarazioni di Trump a favore di un miglioramento dei rapporti con la Russia hanno scatenato la campagna contro di lui, lanciata all’inizio del 2016 da agenti dei servizi segreti britannici in collaborazione con funzionari di intelligence fedeli a Obama, quali l’allora capo della CIA John Brennan e James Clapper. La campagna si è intensificata dopo il successo del suo vertice col Presidente Putin a Helsinki.

A questo punto il pio desiderio degli anti-Trump secondo i quali “la fine è vicina” nasconde il problema di fondo, ovvero che né Mueller, né i giornalisti “investigativi”, che ricevono fughe di notizie da funzionari di intelligence non necessariamente in congedo, hanno ancora prodotto uno straccio di prova di una collusione tra Trump e i russi durante le elezioni del 2016. Eppure le diffamazioni non si fermano.Nonostante le accese ostilità contro Donald Trump da parte delle élite dominanti (e dei loro servizi di intelligence), il Presidente continua a battersi. Durante un comizio nella Virginia Occidentale ha dichiarato che intensificherà la battaglia contro la “caccia alle streghe” del Dipartimento di Giustizia e i suoi uomini dell’intelligence, alcuni dei quali sono stati licenziati e dovranno rispondere dei loro reati. Inoltre, Trump ha dichiarato in un’intervista alla Reuters che continuerà a cercare di migliorare i rapporti con Russia, Cina e Corea del Nord, ricordando che vi sono stati progressi in ciascun caso, nonostante le difficoltà dovute soprattutto all’opposizione all’interno del proprio governo. Per vincere questa battaglia, Trump terrà quaranta comizi elettorali fino alle elezioni di metà mandato all’inizio di novembre. Se riuscirà a mobilitare la base a sostegno della politica che lo ha portato alla Casa Bianca, contro la guerra e contro i cambi di regime, tutte le invettive e le farneticazioni del partito favorevole alla guerra diventeranno irrilevanti.