Prima vi fu la bufala creata dalle reti di intelligence britanniche assieme agli 007 di Obama, quella sulle “interferenze russe” e sulla “collusione di Trump e l’ostacolo alla giustizia”, che dominarono i primi due anni della sua presidenza. Poi, quando è crollata l’inchiesta dell’Inquirente Speciale Robert Mueller, chiarendo che il Russiagate era una frode e il pubblico americano non la beveva, ci hanno provato con la linea “Trump è un nazionalista e razzista bianco”, accusando il Presidente di essere responsabile di una serie di sparatorie mortali che erano avvenute anche prima della sua presidenza. Anche questa linea di attacco non ha raccolto molti consensi tra il pubblico.
Inoltre, il fatto che nessuno dei potenziali sfidanti democratici di Trump nelle future elezioni del 2020 sia riuscito a generare il livello di passione necessario tra gli elettori per sconfiggerlo, li ha convinti che si prospetti un secondo mandato per Trump.
Quindi, nonostante la mancanza di una “pistola fumante” e man mano che emergevano prove schiaccianti di azioni illegali da parte degli enti di intelligence responsabili del tentato golpe, gli sforzi per destituire Trump da parte dei democratici sono proseguiti, col pieno sostegno dei media. Questi sono diventati ancora più disperati nelle ultime settimane, quando Trump ha riaffermato la propria autorità di Presidente, licenziando i falchi Dan Coats, direttore della National Intelligence, e John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, riavviando le iniziative di pace con Russia e Cina e rifiutandosi di lanciare gli Stati Uniti in una guerra con l’Iran.
Questo è il retroscena della nuova campagna per l’impeachment. Il presunto tentativo di Trump di esercitare pressioni sul Presidente ucraino Zelensky affinché rendesse pubbliche le prove che danneggerebbero l’ex vicepresidente americano e potenziale rivale Joe Biden (foto) è un altro falso. Ma il furore creato dai media ha spinto la presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi a cambiare il proprio atteggiamento scettico sull’impeachment. La Pelosi ha ammesso di non aver letto alcuno dei documenti che dimostrerebbero una violazione della legge, ma ha ciononostante fatto un teatrale annuncio a sostegno di una procedura di impeachment.
Vi sarà una pletora di documenti da ambo le parti, che dimostrano che il governo ucraino, prima e dopo il golpe del 2014, era un centro di corruzione. In effetti, il ruolo dell’allora vicepresidente Joe Biden nell’inscenare quello che di fatto fu un golpe neonazista a Kiev è molto più grave del tentativo di porre fine all’inchiesta sugli illeciti di suo figlio. Ma questo non è il punto. Il golpe stesso e il successivo ruolo dell’Ucraina nella frode del Russiagate servivano a creare tensioni tra Stati Uniti e Russia, impedenti quel rapporto di collaborazione che il candidato presidenziale Trump aveva promesso e che in quanto Presidente stava consolidando, nonostante la feroce opposizione. Gli sforzi per destituire Trump hanno condotto a un peggioramento di quel rapporto. Ora è chiaro che coloro che erano coinvolti nella campagna per destituire Trump miravano a mantenere gli Stati Uniti su un percorso coincidente con gli interessi geopolitici della City di Londra ed è per questo che continuano nei loro sforzi ridicoli, anche se potenzialmente letali.
La Camera dominata dai democratici può approvare una mozione per l’impeachment, ma è molto improbabile che i repubblicani saranno convinti, in un numero sufficiente, a incriminare Trump al Senato. Tuttavia, l’inchiesta e il processo saranno usati per mettere il bastone tra le ruote degli sforzi strategici di Trump.