Compiendo un primo passo verso lo sviluppo di un veicolo spaziale riutilizzabile, l’Organizzazione Indiana per la Ricerca Spaziale (ISRO) ha sperimentato il 23 maggio il lancio di un modello di veicolo alato.

Il dott. K. Sivan, direttore del Centro Spaziale Vikram Sarabhai, ha affermato a conclusione dell’esperimento: “Vi sono ancora molte sfide tecnologiche da superare” prima di rendere stabilmente operativo un sistema di trasporto in orbita di satelliti capace di ritornare a terra, per essere riutilizzato. In un secondo momento si potrebbe avere un veicolo più avanzato, capace di trasportare un equipaggio in orbita bassa attorno alla Terra. “È un lungo cammino, ma questi primi passi sono essenziali e dobbiamo compierli”.

Lo scopo dell’esperimento è stato quello di verificare le caratteristiche aero-idrodinamiche, a regime ipersonico, del rientro del veicolo; i suoi sistemi di guida e controllo; i sistemi di gestione automatica e la qualità e l’efficacia dei materiali impiegati per la sua protezione. L’RLV-TD (Reusable Launch Vehicle – Technology Demonstration Programme, programma di dimostrazione della tecnologia del veicolo di lancio riutilizzabile) ha compiuto una planata autonoma, staccandosi da un razzo a una velocità superiore ai 5 Mach, fino ad ammarare nella Baia del Bengala. I sensori a bordo hanno registrato i valori di pressione, temperatura e carico strutturale, trasmettendoli alla base. Anche se in passato ISRO ha già recuperato delle capsule, questa è la prima volta in cui un veicolo dotato di ali è atterrato a velocità ipersoniche.

Il razzo che lo ha portato in quota bruciando per circa 90 s combustibile solido, è stato abbandonato a circa 40 miglia dal livello del mare. Il veicolo è ritornato giù conferendo alla missione una durata complessiva di circa 770 s.

“La navigazione […] la guida e i sistemi di controllo hanno funzionato accuratamente durante la fase di discesa”,

ha dichiarato l’ISRO. Questo veicolo è simile allo Shuttle della NASA: è protetto termicamente da mattonelle di silice sul ventre e da composti di carbonio sul muso.

A questo esperimento farà séguito quello di atterraggio (LEX), quello di andata e ritorno (REX), quello di propulsione a statoreattore supersonico (in inglese scramjet), nel quale lo statoreattore impiegherà come comburente soltanto l’ossigeno ricavato dall’atmosfera, e non da bombole a bordo.