Il vertice del G20 a Nuova Delhi non è andato bene per le potenze occidentali, anche se sono stati evitati veri e propri scontri. Soprattutto è fallito il desiderio di “ucrainizzare” l’agenda. La dichiarazione finale contiene un linguaggio molto più blando sul conflitto ucraino rispetto al vertice del 2022 a Bali, in Indonesia, che deplorava esplicitamente “l’aggressione da parte della Federazione Russa” e ne chiedeva il “ritiro completo e incondizionato dal territorio dell’Ucraina”. Riflettendo l’accresciuta consapevolezza che la NATO ha deliberatamente provocato l’operazione militare, la dichiarazione di quest’anno non incolpa la Russia, ma chiede sforzi per raggiungere una “pace globale, giusta e duratura in Ucraina”, in linea con la Carta delle Nazioni Unite.
Inoltre, con un’altra battuta d’arresto per gli ex colonizzatori, non viene menzionata la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili o le fonti energetiche che emettono carbonio. Da notare, inoltre, che l’Unione Africana è stata ammessa come membro permanente, portando così il consesso a diventare un G21. L’Unione Europea aveva ottenuto lo status di membro fin dall’inizio, nel 1999, insieme ai quattro singoli Stati membri europei (Francia, Germania, Italia e Regno Unito, che all’epoca faceva ancora parte dell’UE).
La dichiarazione finale dei 20 Stati membri sostiene anche l’iniziativa sul grano del Mar Nero ed esprime apprezzamento per gli sforzi compiuti dalla Turchia per rilanciare l’accordo. Bloomberg ha riferito che il presidente turco Erdogan ha esortato i leader a soddisfare alcune delle richieste della Russia, tra cui quella di facilitare l’assicurazione delle esportazioni russe di alimenti e fertilizzanti da parte dei Lloyds di Londra e di ricollegare alcune banche di Mosca al sistema SWIFT per i pagamenti internazionali. Ankara ha chiesto anche l’alleggerimento di alcune sanzioni, consentendo ad esempio l’importazione di attrezzature agricole, ora vietate dall’Occidente.
A margine del vertice, tuttavia, i leader americani ed europei hanno firmato un’iniziativa congiunta con India, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, concepita per competere con l’Iniziativa Belt and Road della Cina, che ha appena celebrato il suo decimo anniversario. Denominato Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), il progetto prevede due corridoi di trasporto separati, uno che collega l’India al Golfo Arabico e l’altro che va dal Golfo Arabico all’Europa (ci si potrebbe chiedere cosa c’entrino gli Stati Uniti in tutto questo, vista la geografia…).
Il progetto è un tentativo piuttosto ridicolo da parte dell’UE di proporsi come rivale economico credibile della Cina. Resta da vedere se, contrariamente ad altre promesse del genere, Bruxelles erogherà effettivamente dei fondi per costruire qualcosa.