La nuova, terribile scossa che ha colpito i centri abitati dei monti sibillini il 30 ottobre avviene nel mezzo della disputa tra Roma e Bruxelles sulla quota di bilancio da destinare alla ricostruzione e alla prevenzione sismica. Mentre la nuova scossa ha fatto già salire drammaticamente il conto dei danni, una notizia buona c’è: è stato rilevato un forte precursore poco prima della scossa di avvertimento del 27 ottobre.

Il precursore, un’anomalia delle onde a bassissima frequenza (VLF), è stato registrato il 25 ottobre da un rilevatore della rete del prof. Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari. Esso non è sufficiente a poter fare previsioni accurate, ma dimostra l’esistenza dei precursori e ne giustifica la ricerca, nella speranza di poter giungere a un sistema attendibile nel futuro.

In un messaggio messo a disposizione dell’EIR assieme al diagramma delle frequenze rilevate, Biagi sottolinea che “il disturbo nella ionosfera è evidente”. Lo stesso rilevatore non aveva registrato segnali in agosto, ma “la discrepanza non significa che i precursori non esistono, come sostiene qualche ‘esperto’, bensì che i terremoti non sono tutti uguali e dobbiamo accettare questo fatto”.

L’altro aspetto che Biagi sottolinea è che “la magnitudine di questi eventi sismici è vicina alla soglia di sensibilità accettata per i precursori radio”, che è intorno al grado 7. Inoltre, l’assenza di vittime causate dalle nuove scosse è dovuta al fatto che la natura stessa ha “fatto la previsione da sola” con una prima scossa non troppo forte che ha permesso alla popolazione di lasciare le abitazioni.

Perché l’uomo arrivi a fare previsioni accurate c’è bisogno di almeno tre parametri, sottolinea Biagi, “ma la ricerca sui precursori non viene finanziata ed è per questo limitata”.

Non solo non si finanzia la ricerca, ma l’UE vuole vietare persino i pochi fondi stanziati dal governo italiano per il 2017. Mentre l’Italia vuole stanziare 3,5 miliardi per l’assistenza e l’integrazione dei profughi, l’UE vuole limitare la spesa a 0,5 miliardi. Il governo vuole investire 4,8 miliardi per gli aiuti ai terremotati, la ricostruzione e la prevenzione (messa in sicurezza delle scuole in tutto il territorio nazionale), ma l’UE approva solo i 2,8 miliardi per gli aiuti e la ricostruzione.

Ora il numero degli sfollati (i cittadini evacuati ed evacuandi nelle prossime settimane) potrebbe raggiungere le centomila unità. Occorrono cifre ben più consistenti di quelle proposte da Renzi. Qualunque sia l’esito dello scontro con Bruxelles, è tempo che gli italiani prendano il destino nelle proprie mani. È come se la natura stessa ci mandi un avvertimento e ci spinga a prendere le decisioni nell’interesse della popolazione, stracciando gli iniqui pezzi di carta firmati in un momento di follia collettiva.

Il Renzi che giurava “più Europa” pochi mesi fa a Ventotene e ora tuona contro “i burocrati di Bruxelles” dovrebbe dare ascolto alle parole sagge del prof. Giuseppe Guarino che, dall’alto dei suoi 94 anni, ha impartito una lezione formidabile il 20 ottobre a Roma. Parlando sul tema “Requiem per un’Europa mai nata”, Guarino ha spiegato che se si vuole capire perché l’Europa è fallita bisogna leggere Hamilton.

“Quando si affronta un tema, non bisogna mai fidarsi delle proprie opinioni. Non bisogna fidarsi nemmeno delle opinioni recenti. Bisogna ricorre ai classici: i classici non tradiscono mai”.

Per questo motivo, Guarino ha spiegato di aver preso in mano l’introduzione di Hamilton ai Federalist Papers. Hamilton spiega che gli Stati nascono per tre cause: guerra, volontà di popolo e caso. L’UE non è nata con una guerra, ma nemmeno per volontà di popolo. Infatti, Hamilton spiega che un popolo non è semplicemente un insieme di persone, ma una collettività che si riconosce parte della stessa comunità, unita da un senso di fratellanza. “Qualcuno può dire che i tedeschi si sentono fratelli dei greci, o che i greci si sentano fratelli dei polacchi? Non mi pare”, ha osservato Guarino.