Se i leader russi avevano bisogno di una buona ragione per non fidarsi delle promesse fatte dalle loro controparti occidentali, gli è stata fornita a dicembre dall’ex Cancelliera tedesca Angela Merkel e dall’ex presidente francese Francois Hollande, che erano i garanti degli accordi di Minsk del 2014-2015. Entrambi hanno ammesso di non aver mai avuto l’intenzione di garantire l’attuazione di tali accordi, che prevedevano un cessate il fuoco nel Donbass e negoziati sull’autonomia, ma di aver semplicemente cercato di “prendere tempo” per consentire all’Ucraina di rafforzare il proprio potenziale militare contro la Russia.
Più precisamente, la ex Cancelliera ha dichiarato a Die Zeit (il 7 dicembre) che “l’accordo di Minsk del 2014 è stato un tentativo di dare tempo all’Ucraina. Ha anche usato quel tempo per rafforzarsi, come si può vedere oggi”. Intervistato dal Kyiv Independent il 28 dicembre, Francois Hollande ha detto che la Merkel ha ragione.
Indipendentemente da ciò che ha spinto i due leader europei a questa confessione, essa dimostra che l’operazione militare russa del 2022 non solo non era “non provocata”, ma è stata lanciata per prevenire un’escalation di vittime nel Donbass e oltre.
L’ipocrisia dell’Occidente è aggravata dal fatto che la revoca delle sanzioni dell’UE contro la Russia è stata subordinata al rispetto degli accordi di Minsk, quando gli interessati sapevano fin dall’inizio che ciò non sarebbe mai avvenuto. Il presidente del Consiglio europeo dell’epoca, Donald Tusk, dichiarò durante un vertice dell’UE a Bruxelles il 19 marzo 2015: “La durata delle sanzioni economiche sarà chiaramente legata alla completa attuazione dell’accordo di Minsk, tenendo presente che questa è prevista solo per la fine del 2015”. La stessa Angela Merkel aveva chiarito l’8 gennaio dello stesso anno, in una conferenza stampa a Berlino: “Penso che dobbiamo vedere l’intera attuazione dell’accordo di Minsk, prima di poter dire che le sanzioni saranno revocate”.
Da allora, l’UE ha adottato in tutto nove pacchetti di sanzioni contro la Russia, concepiti per strangolarne l’economia. In realtà, esse hanno danneggiato le economie degli stati membri dell’UE più di quelle della Russia. Allo stesso tempo, i principali paesi membri dell’UE hanno di fatto abbandonato ogni pretesa di non essere parte della guerra contro Mosca, fornendo sempre più armi, capacità di intelligence e denaro a Kiev.
La doppiezza dell’Unione Europea – e della Francia in particolare – è stata denunciata dall’economista Pierre de Gaulle, nipote dell’ex presidente francese Charles de Gaulle, che difese strenuamente “l’Europa dall’Atlantico agli Urali”. In occasione di un incontro dell’Associazione per il dialogo franco-russo, tenutosi a Parigi il 16 dicembre, Pierre de Gaulle ha denunciato la “disonestà intellettuale dell’UE nella crisi ucraina”, dato che la guerra è stata scatenata dagli americani e dalla NATO. Citando l’ammissione di Angela Merkel sugli accordi di Minsk, ha osservato che la mancata attuazione di tali accordi da parte dell’UE ha permesso di uccidere tra le 16 e le 18.000 persone nel Donbass. Le accuse di De Gaulle sono state riprese in Germania dall’ex ministro e leader storico della sinistra Oskar Lafontaine, sul sito NachDenkSeiten.