Papa Francesco ha scatenato le più diverse reazioni suggerendo, in un’intervista al Corriere della Sera pubblicata il 4 maggio, che la NATO potrebbe condividere la responsabilità del conflitto in corso in Ucraina. Pur denunciando chiaramente le “atrocità” della guerra, ha osservato che la NATO ha “abbaiato alla porta della Russia”, in altre parole ha compiuto provocazioni nei confronti di Mosca.
Al di fuori dei media mainstream e degli ambienti politici, questo punto di vista è ampiamente condiviso da osservatori obiettivi della situazione, anche negli Stati Uniti. Solo per citarne alcuni:
Il 1° maggio i Veterans Intelligence Professionals for Sanity (VIPS) hanno pubblicato un memorandum per il Presidente Biden, mettendolo in guardia contro la “crescente possibilità che le armi nucleari possano essere usate, dal momento che le ostilità in Ucraina continuano ad intensificarsi”. I VIPS, che comprendono ex funzionari dell’intelligence, alti ufficiali e consiglieri di governo, notano che Mosca considera l’interferenza occidentale in Ucraina “una minaccia esistenziale” e che i richiami del Presidente Putin all’arsenale nucleare della Russia “possono anche essere letti come l’avvertimento che è pronto a usarlo”. Essi notano inoltre che “la Russia non può più dubitare che Stati Uniti e NATO mirino ad indebolirla (e a destituire [Putin], se possibile), e che l’Occidente crede anche di poter raggiungere l’obiettivo mandando armi all’Ucraina ed esortando gli ucraini a combattere. Pensiamo che questi obiettivi siano deliranti”. Tra i firmatari ci sono persone che sono familiari ai nostri lettori, come Ray McGovern, William Binney, il colonnello (in congedo) Richard H. Black (vedi suo video sotto), Theodore Postol e Scott Ritter.
Il colonnello Lawrence Wilkerson, ex capo dello staff del Segretario di Stato Colin Powell durante la guerra in Iraq, è un esplicito oppositore della politica di “guerra permanente” di Washington. In un’intervista a Paul Jay il 29 aprile, ha criticato i “guerrieri dei think tank”, come il marito di Victoria Nuland, Robert Kagan, che parlano incautamente della necessità di usare armi nucleari contro la Russia. È contro ogni esperienza militare pensare che una guerra nucleare possa essere limitata, afferma Wilkerson, aggiungendo di essere convinto che l’obiettivo finale del “partito della guerra” della NATO sia la Cina, ma che i guerrafondai credono di dover prima distruggere la Russia e “far fuori” Putin.
Il colonnello in congedo Daniel Davis, noto “whistleblower” sull’Afghanistan, ha messo in guardia i politici americani che sono tentati di intraprendere azioni che portano ad una guerra nucleare, come continuare ad armare l’Ucraina. Dal suo punto di vista, “gli Stati Uniti non dovrebbero combattere una guerra – qualsiasi guerra – a meno che non sia assolutamente necessaria per prevenire un attacco effettivo o incombente al nostro popolo o alla nostra patria. Punto. La guerra non è uno strumento per costringere gli altri a fare ciò che vogliamo noi”.
L’ufficiale della riserva dell’esercito Tulsi Gabbard (foto), ex congressista dalle Hawaii, ha twittato il 6 maggio: “Siamo già in una guerra calda con la Russia, che diventerà molto più calda perché l’obiettivo dichiarato dell’amministrazione Biden è la completa distruzione dell’economia e delle forze armate della Russia. Mosca ha fatto capire che se si trova di fronte a questa prospettiva non avrà altra scelta che usare le armi nucleari tattiche… Il percorso che l’amministrazione Biden ha intrapreso ci porterà alla terza guerra mondiale e all’Armageddon nucleare”. La Gabbard ha colto l’occasione per invitare il popolo americano, democratici e repubblicani, a sostenere coloro che “sono impegnati a porre fine a questa guerra con la Russia”.

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